Un farmacista non puo’ esercitare la sua professione come autonomo occasionale, ma può in alcuni casi svolgere prestazioni occasionali.
Come ormai sapranno i miei lettori, in questi mesi su Farmacisti Al Lavoro mi sono dedicato ad un percorso di approfondimento degli aspetti, perlopiù normativi, del lavoro in farmacia. In seguito a questi articoli, in molti mi hanno scritto per chiedermi informazioni su casi specifici, ai quali spero di aver saputo dare una risposta accurata e puntuale. Uno degli argomenti nei quali ho riscontrato la maggiore confusione è indubbiamente quello della cosiddetta collaborazione occasionale in farmacia, ed in particolare: come può un farmacista svolgere una collaborazione occasionale in farmacia? Partiamo subito dal seguente paradigma, che ormai da un punto di vista legislativo è indiscutibile: un farmacista può- in limitati casi- svolgere prestazioni occasionali come autonomo, una farmacia può- in casi ancora più limitati- avvalersi di lavoratori autonomi occasionali, ma un farmacista non può in nessun caso esercitare la sua professione in farmacia come autonomo occasionale. Perchè allora un articolo sul lavoro autonomo occasionale? Per due ragioni: innanzitutto, perchè è bene che i farmacisti che nonostante tutto utilizzano questa tipologia contrattuale siano informati riguardo alle potenziali conseguenze del loro operato; e inoltre perchè vi sono alcuni casi in cui questa forma di lavoro può risultare utile ai colleghi, sia titolari che collaboratori di farmacia. Da questi ultimi, in particolare, la prestazione come autonomi occasionali può essere utilizzata per ricavare qualche introito extra senza necessità di aprire la partita IVA, che pure puo’ essere una scelta vantaggiosa in alcuni contesti.
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