I farmacisti impiegati nel SSN, nelle cliniche private e nell’industria sono un’esigua minoranza.
Secondo una nostra statistica basata sui dati Pgeu 2015, sui 79.000 farmacisti italiani professionalmente attivi solo 17.000, ovvero il 22%, non lavorano come titolari, direttori o collaboratori di farmacia. Fra questi, una buona fetta è rappresentata da titolari di parafarmacia e informatori scientifici, oltre che da farmacisti liberi professionisti e da docenti universitari. Sono solo un’esigua minoranza i farmacisti impiegati nell’industria farmaceutica, nelle strutture sanitarie private e nel servizio sanitario nazionale, e su di loro aleggia un po’ di mistero. Hanno fatto la scelta giusta, o avrebbero fatto meglio a seguire il percorso dei loro colleghi impiegati nella distribuzione del farmaco sul territorio? In questa serie di approfondimenti cercheremo di capire quali sono i ruoli a cui farmacisti possono ambire al di fuori della farmacia e, naturalmente, indagheremo la loro aspettativa in termini retributivi. Nella prima parte ci occuperemo dei farmacisti ospedalieri.
Nel settore pubblico, i farmacisti sono inquadrati come dirigenti e arrivano a percepire fino a 3400 € al mese.
I farmacisti ospedalieri dipendenti pubblico sono inquadrati come dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale. La loro retribuzione, bloccata dal 2010, comprende un tabellare, un’indennità di posizione e un’indennità di esclusività. Un farmacista ospedaliero appena assunto parte da un netto mensile di 2240 € per tredici mensilità, cifra che sale a 2550 € dopo cinque anni di anzianità e a 2830 € dopo quindici anni. Il direttore della farmacia ospedaliera, infine, ha una retribuzione analoga a quella di un primario: quasi 3400 € netti al mese. Naturalmente il percorso per ottenere la qualifica di farmacista ospedaliero non è affatto in discesa: finita l’università bisogna infatti iscriversi a un corso di specializzazione della durata di quattro anni per il quale spesso non sono previste borse di studio. Questo fatto rappresenta sicuramente un’ingiustizia, se pensiamo che gli specializzandi di pari grado delle discipline mediche percepiscono una borsa di studio di circa 1700 € al mese, e di certo impedisce il percorso di specializzazione a chi ha la necessità di mantenere la propria famiglia.
I farmacisti ospedalieri, però, non sono impiegati solo negli ospedali pubblici pubblici. Una parte è infatti impiegata nei cosiddetti ospedali classificati e negli IRCCS, i quali pur erogando le prestazioni del servizio sanitario nazionale sono caratterizzati da autonomia amministrativa.
Negli ospedali classificati e negli IRCCS gli stipendi sono analoghi a quelli del settore pubblico. Conta soprattutto l’anzianità, più che il ruolo.
I farmacisti impiegati in queste strutture sono classificati come direttori, coadiutori o assistenti in funzione del livello di responsabilità. La loro retribuzione comprende un tabellare, un’indennità di posizione, un’indennità di esclusività e un incentivo di 585 € l’anno. Le retribuzioni sono sostanzialmente simili a quelle del settore pubblico, e molto legate all’anzianità lavorativa. Si parte dal 1950 € al mese di un assistente appena assunto assunto per arrivare per arrivare ai 3350 € al mese di un direttore.
L’ultima posizione che analizzeremo per quanto riguarda i farmacisti ospedalieri è quella propria degli istituti di cura privati. I lettori più attenti si accorgeranno che il contratto applicato ai farmacisti nelle case di cura private è lo stesso che verrebbe applicato ai farmacisti collaboratori qualora si realizzasse l’ambito passaggio dal contratto del commercio al contratto sanità.
I direttori di farmacie inserite in case di cura private guadagnano molto meno dei direttori di farmacie ospedaliere pubbliche, ma più dei direttori di farmacie comunali.
Sicuramente il settore privato è meno redditizio per i farmacisti rispetto al settore pubblico, tanto che il direttore della farmacia di una casa di cura privata guadagna quasi 30.000 € in meno all’anno rispetto al direttore della farmacia di un ospedale pubblico (ma comunque più del direttore di una farmacia comunale). Tuttavia la crescita retributiva è molto maggiore che nelle farmacie private, rappresentando così una valida alternativa al lavoro in farmacia territoriale.
In questo approfondimento abbiamo visto quali siano le aspettative retributive dei farmacisti ospedalieri, sia dipendenti pubblici che privati. Nel prossimo approfondimento cercheremo invece di capire quali siano i ruoli e gli stipendi ai quali i farmacisti possono ambire nell’industria farmaceutica. Ti è piaciuto l’articolo? Ricordati, se non l’hai già fatto, di mettere il like alla pagina Facebook di Farmacisti Al Lavoro, per non perderti le ultime opinioni sul lavoro del farmacista. Per ogni dubbio, informazione o chiarimento, puoi usufruire del servizio di consulenza gratuita scrivendo all’indirizzo farmacistiallavoro@gmail.com. Buon lavoro a tutti i farmacisti!
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Davvero molto interessante, io ho la specializzazione in farmacia ospedaliera e al momento per vivere faccio il collaboratore in farmacia privata partecipando ovviamente ai pochi concorsi (e per pochissimi posti) per farmacista ospedaliero in tutta Italia. La difficoltà maggiore è mantenere un aggiornamento costante che la farmacia privata non consente: ormai c’è una differenza netta tra le terapie dispensate in ospedale e quelle presenti sul territorio e, purtroppo, al giorno di oggi il divario è enorme e un farmacista collaboratore rimane all’oscuro di tutte le terapie innovative oggetto dei concorsi. Non ho mai pensato alla possibilità delle cliniche private che potrebbe essere una interessante soluzione momentanea (almeno lo spero), come avviene il reclutamento? come viene trattato un farmacista?
L’esercito dei farmacisti non proprietari sono secondo me meno intelligenti dei pastori, almeno loro si fanno rispettare.