L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha diffuso il rapporto “Il personale del Servizio sanitario nazionale”, studio che delinea la condizione presente e futura delle principali professioni sanitarie nel contesto italiano. L’indagine ha preso in esame i dati relativi a medici, infermieri, farmacisti e operatori socio-sanitari, portando all’attenzione le questioni legate all’età media elevata, come la scarsità di specifiche figure professionali.
Farmacisti che lavorano per il Ssn
In merito ai farmacisti dipendenti del Servizio sanitario nazionale, il documento riporta un totale di 3.491 unità al 31 dicembre 2023, con una distribuzione di genere che vede 714 uomini e 2.777 donne. Per i medici, il rapporto con la popolazione si attesta a 5,3 ogni mille abitanti, un dato superiore alla media europea fissata a 4,07. Tuttavia, il 44 per cento dei medici italiani supera i 55 anni di età, una percentuale che risulta più alta rispetto a quella di Francia e Germania. Per la professione infermieristica, il numero di professionisti è cresciuto, ma il dato italiano di 6,86 infermieri ogni mille residenti rimane al di sotto della media dell’Unione europea, che è di 8,26.
Ricambio generazionale e picco di pensionamenti
La sospensione delle assunzioni per un periodo prolungato ha alterato il fisiologico avvicendamento tra generazioni, causando un incremento dell’età media del personale. Il fenomeno ha generato una consistente concentrazione di professionisti in classi di età vicine al pensionamento, situazione definita come “gobba pensionistica”. Le proiezioni indicano che dal 2026 al 2038 circa trentanovemila medici cesseranno il servizio per raggiunti limiti di età, con un apice annuo di tremiladuecento pensionamenti nel decennio compreso tra il 2029 e il 2038. La circostanza si presenta con maggiore criticità per gli infermieri, dove il 29,13 per cento degli attuali in servizio ha un’età superiore a 55 anni. Si stima che nel periodo tra il 2026 e il 2035 circa settantottomila infermieri diventeranno pensionabili. In assenza di misure correttive, l’esodo consistente potrebbe acuire l’attuale deficit di personale infermieristico e farmaceutico.
Le iniziative di formazione e gli ostacoli da superare
Per contrastare le problematiche, si è registrato un incremento progressivo dei posti messi a disposizione nei corsi di laurea in medicina e farmacia, nonché nelle scuole di specializzazione. Ciononostante, permangono alcune difficoltà, come l’alta percentuale di borse di specializzazione non coperte in ambiti considerati fondamentali, tra cui emergenza-urgenza, anestesia e rianimazione. Per quanto concerne gli infermieri, nonostante l’ampliamento della proposta formativa nei corsi di laurea, si osserva una riduzione preoccupante delle richieste di immatricolazione, interpretata come un minore interesse verso la professione. Senza azioni mirate al potenziamento delle opportunità di carriera e al riconoscimento professionale, risulterà complesso compensare le vacanze lasciate dall’uscita dal servizio del personale.
Documenti allegati
© Riproduzione riservata
 
                                                 
                                                             
                                                             
                                                             
                                                             
                                                             
                                                             
                                                            