In un momento storico dove la farmacia italiana gode di poca simpatia, il comitato promotore di #farmaciesenzaomeopatia sta portando avanti una proposta di legge per una sanità senza omeopatia.
Nell’attuale contesto storico la farmacia italiana non sembra godere della simpatia dell’opinione pubblica, come testimoniato da una lunga serie di attacchi alla nostra categoria provenienti dal mondo dei media e della televisione. Gli stessi media tendono poi a dipingere i farmacisti più come dei commercianti o dei commessi che come dei professionisti sanitari, e di questo doloroso aspetto ci siamo occupati, non senza la necessaria dose di autocritica, in un nostro recente approfondimento. Arriva però, da un altro fronte, un’altra novità potenzialmente pericolosa: una petizione, recentemente promossa online, per una sanità senza omeopatia. Nonostante l’omeopatia sia ormai stata riconosciuta dalla medicina ufficiale come una pseudoscienza, il 50% dei farmacisti italiani dichiara di consigliarla ancora, spesso o solamente in alcune occasioni, come strumento per la risoluzione di piccole patologie. Incuriositi dall’iniziativa, noi di Farmacisti Al Lavoro abbiamo voluto saperne qualcosa di più, e abbiamo intervistato il dottor Riccardo Gallina, promotore e portavoce del gruppo #farmaciesenzaomeopatia che comprende anche medici e farmacisti. Di che cosa si tratta? È un’iniziativa la cui diffusione potrebbe nuocere alle farmacie italiane, o potrebbe tornare utile come strumento di sensibilizzazione per riguadagnare il ruolo di professionisti sanitari che ci spetta nella sanità pubblica?
Il comitato chiede che il servizio sanitario e le istituzioni sanitarie pubbliche e convenzionate ripudino qualunque pratica priva di fondamento scientifico.
Buongiorno dottor Gallina. Intanto, ci parli dell’iniziativa, e di cosa prevede la proposta di legge che intendete portare avanti. L’ iniziativa della petizione nasce da una idea degli amministratori del gruppo #farmaciesenzaomeopatia, che ne sono gli autori ed i promotori. Innanzitutto si è trattato di scegliere il tipo di iniziativa da portare avanti e si è deciso per una petizione di sensibilizzazione per la quale si è scelta la piattaforma change.org. Utilizzare piattaforme di questo tipo per la raccolta firme ha dei limiti che ben conosciamo ed eravamo anche consci del fatto che lo strumento della petizione online, per altro troppo spesso abusato per futili motivi, avrebbe potuto suscitare qualche perplessità. Abbiamo deciso di procedere comunque con questa piattaforma perché, al momento del lancio e tutto considerato, era lo strumento più efficace fra quelli a nostra disposizione. Quello che chiediamo è che il servizio sanitario nazionale e le istituzioni pubbliche (università, fondazioni etc.) non promuovano né sostengano pratiche che siano prive di fondamenti scientifici così come definiti dalla comunità scientifica internazionale, sia per non trarre in inganno i pazienti, sia per non sperperare risorse della collettività. Pensiamo in particolar modo all’omeopatia, che è stata soggetta ad innumerevoli verifiche che ne hanno chiaramente definito una efficacia non superiore a quella di un placebo. Il ricorso a prodotti omeopatici è, inoltre, potenzialmente pericoloso per la salute nella misura in cui può spingere i malati ad abbandonare o ritardare terapie mediche di comprovata efficacia. Inoltre apre le porte alla diffusione delle pseudoscienze nel momento in cui, di fatto, sdogana ed avvalora, dando loro fondamento, pratiche che vanno contro il metodo scientifico e le conoscenze biologiche, chimiche e fisiche come ad oggi concepite arrivando in alcuni casi ad una loro completa banalizzazione- mi riferisco alle fantasiose teorie basate sulla meccanica quantistica che sono state recentemente utilizzate per cercare di dare ad essa un fondamento.
Qual è l’obiettivo numerico per poter presentare la legge?
Non ci siamo posti un obiettivo preciso e certamente non lasceremo la petizione sul web a tempo indefinito. Ci piacerebbe raggiungere un numero di firme superiore alle petizioni pro-omeopatia presentate nella stessa piattaforma, cioè circa 1500. Come detto però abbiamo deciso di porre anche un limite temporale alla raccolta di firme che terminerà entro il mese di agosto di quest’anno.
<Speriamo che, più saranno le persone sensibilizzate, maggiore sarà il numero di farmacie che aderiranno>.
Pensate che questo tipo di iniziativa possa attecchire anche in qualche farmacia? Lo speriamo vivamente e, seppure fino ad oggi siano poche le farmacie che hanno deciso di esporsi inserendosi nelle nostre liste, gli apprezzamenti ricevuti tramite messaggi privati ci spingono a pensare che in un futuro altre decideranno di aderire. Più saranno gli iscritti al gruppo (che continuano a crescere, ad oggi siamo arrivati a 1154 membri) più pensiamo che saranno le farmacie che aderiranno, il che darà poi vita ad un circolo virtuoso che speriamo porti ai risultati che ci siamo preposti.
L’iniziativa è specificamente rivolta verso l’omeopatia o si allarga ad altre medicine alternative?
L’iniziativa è specificatamente rivolta all’omeopatia.
<Riteniamo improbabile che le farmacie aderiscano spontaneamente, fintanto che non vi sarà un gruppo consistente di clienti disposti ad appoggiare farmacie libere dall’omeopatia. Inoltre è importante garantire la sostenibilità economica delle farmacie.
Qual è la vostra posizione riguardo alle farmacie e ai farmacisti che propongono l’omeopatia come prima scelta?
L’iniziativa di #farmaciesenzaomeopatia nasce e si sviluppa, nel progetto iniziale, come gruppo di segnalazione di farmacie scettiche verso l’omeopatia e contemporaneamente come punto di raccolta per i farmacisti e i titolari di farmacia che abbiano o vogliano intraprendere un percorso in questa direzione. Ci siamo purtroppo presto resi conto che spontaneamente quasi nessun farmacista pareva interessato; anzi, i primi tentativi di sondare il campo in questo senso sono naufragati traducendosi in atteggiamenti, quando non di derisione, di seccata reazione! Fra i titolari serpeggiava, e tuttora rimane, un certo malumore probabilmente legato a logiche di mercato e fatturato più che a mere questioni etiche. Tra i farmacisti dipendenti la prudenza si spiega invece in parte con il non volersi esporre nei confronti dei propri datori di lavoro, in parte con la scarsa attitudine dei colleghi a seguire il metodo scientifico ed a mantenere una certa aderenza accademica: quasi il farmacista fosse, tra i professionisti sanitari, un battitore libero, padrone di seguire, e a volte anche caldeggiare, le più fantasiose aperture mentali filo-oliste. Siamo quindi giunti alla conclusione che servisse una precisazione che abbiamo così aggiunto alla nostra mission: è improbabile che un titolare di farmacia rinunci sua sponte a una fonte di sussistenza finché non veda un gruppo consistente di clienti disposti ad appoggiare una scelta di no-omeopatia. Del resto con le liberalizzazioni pro GDO, il Sistema Sanitario Nazionale che non vede più la Farmacia come partner e la crisi del valore della licenza, la farmacia italiana non è più oggettivamente quel tesoro che era un tempo. Da qui la necessità di creare una massa critica in grado di condizionare la scelta dei farmacisti titolari, mantenendo nel contempo la sostenibilità economica per le farmacie che ora non è più garantita dalla mera gestione dei farmaci etici. Ciò premesso, e per rispondere nel merito alla domanda, pensiamo che #farmaciesenzaomeopatia si debba porre nei confronti dei laureati in Farmacia e CTF innanzitutto come collettore dei farmacisti già dediti al metodo scientifico facendo così venire allo scoperto i virtuosi ma timidi, ma anche come fonte di informazione rigorosamente filo-accademica per coloro che invece, per difetto di metodo o di informazioni, vogliano ora, oltre a fonti ineccepibili da consultare, una piattaforma che li sostenga fattivamente. Nei confronti invece dei farmacisti e delle farmacie dedite al consiglio omeopatico, e quindi a nostro avviso eccessivamente aperte al mercato alternativo, teniamo un atteggiamento di detrazione intellettuale, tenendo in considerazione il concetto di libero arbitrio. Arbitrio che non riteniamo pienamente applicabile in campo sanitario dove è la tutela della salute pubblica il fine e dove l’aderenza al metodo scientifico ed alla medicina ufficiale sono secondo noi il traguardo cui tendere. Libere quindi le persone di fare a casa propria ciò che vogliono, meno gli esercizi sanitari convenzionati. Secondo noi di #farmaciesenzaomeopatia, la disciplina Hannemaniana non è quindi compatibile con alcuna forma di cura ponderale e come tale andrebbe allontanata da qualsivoglia forma di assistenza statale.
Abbiamo comunque avuto riscontri sia da farmacisti titolari che da farmacisti dipendenti.
Avete finora avuto riscontro da parte di qualche collega? Si, e vorrei concludere riportando le parole di tre farmacisti che ci hanno scritto. Un titolare di farmacia ci ha scritto: <personalmente sogno un mondo senza omeopatia: non tratto medicine omeopatiche e non consiglio l’omeopatia, ma la dispenso a chi me la chiede>. Una farmacista dipendente ci ha invece scritto <lotto quotidianamente contro l’ignoranza delle persone riguardo queste fantomatiche terapie. Sono una vergogna per la categoria, non essendo titolare sono obbligata a darle se me le chiedono, facendomi sentire la Wanna Marchi della situazione al posto di una professionista>, e infine un’altra collega ci ha scritto che <non ci crede e non vorrebbe essere costretta a venderla>.
Ringraziamo il dottor Riccardo Gallina e gli altri membri del comitato promotore per la disponibilità a concederci questa intervista. Infatti, provenendo dal mondo della farmacia, non era scontato che non venissimo trattati come giornalisti potenzialmente ostili. Indipendentemente dal contenuto della proposta, apprezziamo che il comitato abbia mostrato comunque interesse per la necessità di sostenere economicamente le farmacie. Ricordatevi, se non l’avete già fatto, di mettere il like alla pagina Facebook di Farmacisti Al Lavoro, per non perdervi gli aggiornamenti su questa ed altre tematiche di interesse per il farmacista.
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Ho un figlio di 4 anni che si cura egregiamente con l’omeopatia, come me. Spero che questi signori non vogliano toglierci questa ed altre libertà. Innumerevoli sono le evidenze scientifiche e sanitarie a sostegno dell’omeopatia. Non le vede solo chi non vuole. Inquietante poi lo sbandierato sostegno alle farmacie ma a quali? Quelle che seguiranno la loro scelta? Allora forse sarebbe meglio usare la parola ricatto. Spero che la categoria abbia la forza e la dignità di respingere siffatte forme di pressione assolutamente non rispettose della nostra indipendenza professionale.
Da osservatore senza pregiudizi mi piacerebbe che il sig. Giorgio Scollo mi indicasse quali sono le “innumerevoli evidenze scientifiche” a sostegno dell’omeopatia. Forse per mia ignoranza non sono stato in grado di documentarmi, ma in tutta onestà in pub medmnon ho trovato pubblicazioni che indichino in trial clinici sull’uomo un effetto dell’omeopatia superiore significativamente al placebo. Se potessi avere tali evidenze sarei ben contento di aggiornarmi in merito.
“Ho un figlio di 4 anni che si cura egregiamente con l’omeopatia, come me”
in realta la frase dovrebbe essere: che io curo con acqua e zucchero.
Spero che non finisca come quello a cui hanno curato un otite con l’omeopatia.
Gentile Sig. Scollo,
nel caso l’omeopatia uscisse dalle farmacie, non le verrebbe negata la possibilità di usarla, la potrebbe semplicemente acquistare al supermercato magari anche a prezzi migliori (anche curare il portafoglio migliora la salute).
Dobbiamo proprio ringraziare il sig. Vero che ci permetterà di acquistare nella Gdo e nelle parafarmacie il farmaco omeopatico! ! Pensavo che dovessero essere eliminati dal mercato, perché se tali farmaci fanno male non dovrebbero proprio essere venduti!
Ma dovremmo eliminare anche tutti quegli integratori che non servono a nulla? E poi cos’altro? Non ci è bastata la Santa Inquisizione che per secoli ci ha dettato le “giuste” regole del vivere, di quel che dovevamo mangiare e leggere, gettando al rogo i libri non graditi? Ora dobbiamo sottostare a quel che ritengono ” giusto ” questi nuovi integralisti della salute? L’omeopatia non avrà valenza scientifica in Italia ( chissà perché la cosa non mi stupisce), ma in Francia e in Germania è riconosciuta e viene erogata dal SSN.
L’omeopatia la si trova già in vendita nelle parafarmacie (a costi spesso vantaggiosi) e nessuno toglie la possibilità a certe persone di accedere a queste pseudo-medicamenti.
Lasci perdere i confronti con la Santa Inquisizione perche’ non si tratta di proibire nulla, bensì di definire “giuste” regole che consentano di decidere ragionevolmente di vendere certe sostanze (farmaci) in farmacia perche’ trattasi di sostanze quasi sempre tossiche rispetto ad altre sostanze che potenzialmente possono essere tossiche, ma solo per il portafoglio.
Cari Sig.ri Fratto e Vero, mi sembra che siate entrati un po’ in confusione! Per l’uno i farmaci omeopatici sono dei placebo, per l’altro sono “quasi” sempre tossici. Forse sarebbe meglio approfondiste un po’ di più l’argomento di cui vi fate paladini e prendeste almeno una posizione univoca. In una cosa concordo con il sig. Vero, qui L’inquisizione non c’entra nulla, il solo vostro scopo è far togliere l’omeopatia dalle farmacie per favorire la Gdo e le parafarmacie che già vendono i prodotti, ” a sconti spesso più vantaggiosi”. Ma fatemi il piacere! (Totò)
Non capisco a quali contraddizioni sarei incappato. Ho solo chiesto di avere dei dati scientifici in merito all’omeopatia.
Io francamente ho trovato solo review e metanalisi in cui non si evidenziavano effetti superiori al placebo.
Se lei ha altri dati la prego di indicarmi gli studi.
Le ho già detto che non ho pregiudizi in merito. L’unico problema che ho è che non ho saputo trovare letteratura scientifica in merito. Se lei ha dati credo non sia un problema indicare un link agli studi o darmi i riferimenti bibliografici.
O preferisce buttarla sempre sul personale?
Se rilegge meglio i quasi sempre tossici sono i farmaci e proprio per questo devono essere venduti in farmacia da personale specializzato. I prodotti omeopatici invece non contengono traccia di principio attivo quindi sono sempre innocui non avendo efficacia alcuna, oltre all’effetto placebo.
Non capisco il problema: se puoi comprare gli oroscopi in edicola, non vedo la difficoltà di comprare gli omeopatici al supermercato, magari a fianco allo scaffale degli integratori alimentari.
Io mi curo da molti anni con l omeopatia, sono favorevole a questa iniziativa, se si realizzasse per me sarebbe più facile individuare le farmacie da evitare accuratamente per qualsiasi acquisto!
Quindi forza! Come diceva Gaber…. un idiozia conquistata a fatica! 🙂
Ed è pure antivax, ha ragione il dottor Marco Bella, i disagi vanno in coppia
Lea Garofai personalmente la sua risposta non è degna, per logica, contenuto e tono ad un ulteriore proseguio.
Saluti.
Si chiama libertà di scelta ! Basta lasciare libero ognuno di curarsi come preferisce . . . spesso vengono consigliati con leggerezza farmaci non privi di effetti collaterali. . . perché non dovrei offrirli nel mio assortimento a chi li preferisce? Magari non saranno sempre quelli che consiglierò per primi. . . ma perché negare questa opzione?
Ognuno è libero di fare quel che vuole con la propria salute ma nessuno può essere autorizzato a truffarlo.
Il farsi ultras dell’omeopatia senza uno straccio di prova scientifica ma abbracciandola come “atto di fede” mi sembra l’unica via praticata dagli esegeti di questa pseudo-scienza.
Quando poi si chiede di portare degli studi rigorosi a sostegno delle proprie convinzioni ci si trova davanti al nulla cosmico.
Non rientrando nelle pratiche scientifiche è giusto che l’omeopatia esca dalle farmacie, e si venda al supermercato accanto ai lumini di Padre Pio.
Purtroppo farmacie senza omeopatia e’ poco noto; vi ringrazio per averne parlato. I prodotti omeopatici dovrebbero essere venduti al supermercato nello scaffale dello zucchero. Il fatto che vengano venduti in farmacia è’ fuorviante. Se un farmacista me lo consiglia io esco dalla farmacia. Professionalmente è’ squalificante – vi rende bottegai e non professionisti.
Chi non vuole l’omeopatia è molto semplice… Se ne tenga lontano… nessuno li obbliga ad averla. Personalmente che la consiglio ogni giorno con successo, perché a differenza di chi non ci crede e ha i paraocchi, sono anni che la studio con ottimi risultati sulle persone… Non vedo perché debba essere limitata la mia libertà nel consigliarla considerato poi che è stata riconosciuta a livello delle CAM come coadiuvante di eccellenza nelle terapie… Per cortesia chi ignora la materia farebbe bene a pensare ad altro e lasciare in pace chi con dedizione, passione sta aiutando realmente le persone…
..perché a differenza di chi non ci crede e ha i paraocchi,….
notevole che pure lei utilizzi il termine “crede”. Appunto una fede nulla discientificamente valido.