Nell’articolo recentemente pubblicato sul farmacista clinico, per il quale Farmacisti Al Lavoro ha intervistato la direttrice del Master in Farmacia Clinica prof.ssa Paola Minghetti, abbiamo voluto introdurre il tema del farmacista prescrittore, soprattutto nell’ottica della gestione della cronicità e come alternativa ad un delisting di farmaci come la Tachipirina 1000 o il Tobral, che la maggior parte dei farmacisti vorrebbe diventassero SOP. Vogliamo continuare a occuparci di questo argomento, e proprio per questo ci piacerebbe conoscere l’opinione dei farmacisti italiani. Come farmacisti, ritenete che la FOFI dovrebbe avviare un processo che porti all’introduzione, come in Inghilterra e in altri paesi anglosassoni, della figura del farmacista prescrittore? I risultati saranno pubblicati nei prossimi giorni, su farmacistiallavoro.it e sulla pagina Facebook di Farmacisti Al Lavoro.
Inoltre, se siete d’accordo, quale ritenete dovrebbe essere il percorso abilitante, per un farmacista che volesse diventare prescrittore? Fatecelo sapere nei commenti, le proposte più significative saranno pubblicate. Buon lavoro a tutti i farmacisti!
© Riproduzione riservata
Credo che si potrebbe avviare un percorso di studi nell’ultimo anno del corso di laurea. Ma per chi è gia laureato e magari con 10 o più anni di eaperienza credo basterebbe un corso di un anno al max o corsi specifici per le varie patologie. Sicuramente più utili di tanti ecm.
E poi corsi specifixi per seguire pazienti oncologi!
Credo che si dovrebbe avere più fiducia nei farmacisti visto che gli esperti del farmaco siamo noi farmacisti. Noi facciamo gli informatori medici che vanno a formare il medico e gli dicono quando e come somministrare un farmaco, quali controindicazioni può avere e come agisce nell’organismo.
E perché mai non potremmo prescrivere ed affiancare i medici nel monitoraggio a favore della salute dei pazienti che verrebbero meglio seguiti?
Io credo che la nostra formazione in quest’ambito si debba focalizzare sopratutto sulle patologie croniche e oncologiche per poter supportare ancora meglio i nostri clienti/pazienti.
Condivido quello che ha scritto la collega, penso che l’ideale sia un corso di un anno con esame finale di abilitazione .
Io ho seguito un corso di un anno sulla nutrizione e mi sono diplomata come : Nutritional and Nutraceutical Consultant.
Un diploma inglese con abilitazione anche in Italia
Abilitazione a cosa? Il farmacista in Italia non può fare il nutrizionista!!
Per essere prescrittore si devono avere ben chiare le nozioni di farmacologia clinica, patologia ecc. Sarebbe una bella ed interessante responsabilità. Sicuramente per i medici sarebbe un aiuto e si avrebbe maggior controllo di alcuni farmaci. Ovviamente poi però dobbiamo parlare anche di contratto di lavoro… Intraprendere questa strada significherebbe diventare in tutto e per tutto operatore sanitario e non sarebbe più tollerabile l’attuale CCNL.
Io sono una farmacista naturopata e frequento da 8 anni l’open Academy of Medicine, un’accademia di alta formazione scientifica di Mestre basata sulla PNEI. Master in Fitoterapia e dall’anno scorso sto facendo il master di Nutrizione Oncologica con l’Università Marconi organizzato da Artoi. Da 6 anni do consigli naturopatici in farmacia basati sulla pnei e la biompedenziometria della Biotekna, un’analisi molto articolata per il benessere della persona e informo le persone che mi cercano dei possibili percorsi di medicina integrata dando i suggerimenti sui vari gruppi di ricerca ai quali le persone si possono rivolgere qualora vogliano coadiuvare senza interferire con le cure cliniche. È di questo sono molto orgogliosa… richiede tanto impegno e aggiornamento costante ma vi assicuro che ne vale la pena .
Luz marina Donninelli
il mio parere è quello di riformulare completamente il profilo del farmacista, istituendo, sul modello dei medici, dei corsi post-universitari specialistici, non serve a nulla istituire la figura del farmacista sui treni a lunga percorrenza, sulle navi da crociera o nei villaggi turistici (nel senso che non è questa la direzione dello sviluppo della professione);
-per accedere alla titolarità, renderei obbligatoria la frequentazione di un master in marketing dei servizi sanitari o in farmacia territoriale;
-per i farmacisti ospedalieri manterrei, riducendolo in durata, la specializzazione (ora unica per la categoria) in farmacia ospedaliera;
-introdurrei le figure del farmacista preparatore (con relativi corsi di specializzazione in galenica e fitoterapia);
e così via, compreso quello del farmacista prescrittore (con obbligatorio un esame di Stato finale)
In altri paesi come quebec, belgio e inghilterra si sta già lavorando in questo senso, anche perchè si diminuirebbero le interazioni e gli errori prescrittivi che al nostro stato costano e non poco, gli inglesi per intenderci lo han fatto per questo motivo. inoltre io credo che se il farmacista studia quintali di farmacologia all’università , non capisco perchè non debba applicare le sue conoscenze e si debba limitare nella maggior parte dei casi a lavorare solo con l’esame di legislazione!! capite l’assurdità del sistema. io in passato ho fatto anche l’informatore e oggi mi occupo di formare farmacisti e medici in fitoterapia, vi assicuro che molti medici prescrivono senza conoscere bene tutte le implicazioni del farmaco e le interazioni, ma non ne hanno colpa perchè loro sono formati soprattutto per fare diagnosi e in parte terapia, mentre il farmacista nasce come terapeuta; in italia purtroppo un naturopata può fare alla fine una prescrizione e noi no!! povera italia
Basterebbe con brevi corsi aggiuntivi di aggiornamento di 60-80 ore individuare delle classi farmaceutiche che sono già largamente e illegalmente dispensate senza ricetta e permettere da parte del farmacista una gestione più snella alleggerendo il lavoro del medico (colliri antibiotici, tachipirina 1000, creme cortisoniche, antistaminici…..)
Mi pare un ottima idea! sia per dare ai farmacisti l’opportunità di prendersi maggiori responsabilità professionali che per alleggerire gli ambulatori medici, oramai oberati ed impossibilitati a compiere il proprio lavoro al meglio. Tutto a vantaggio/discapito del paziente/cliente.
Proprio qui crescono le maggiori difficoltà di attualizzazione, per una proposta del genere ! pochi sono i professionisti disposti a cedere centimetri della propria sfera d’influenza/potere…
In UK da tempo esiste una procedura ben collaudata come la Medicines Use Review (MUR) ed abilitandosi il farmacista può essere considerato prescrittore, continuando in parallelo gli aggiornamenti professionali obbligatori.
https://www.pharmacyregulation.org/education/pharmacist-independent-prescriber
inoltre in UK è cominciata un’interessante sperimentazione per includere il farmacista negli ambulatori di medicina generale, per la riduzione degli errori prescrittivi e gestione del rischio.
http://www.pharmaceutical-journal.com/careers/career-feature/all-you-need-to-know-about-gp-practice-pharmacists/20201042.article
secondo me dovremmo seguire il modello britannico dove il farmacista ha maggiore responsabilità e collabora di più con il medico e ambulatori. Introducendo in Italia la figura professionale del medico prescrittore si ridurrebbe di più gli errori del medico e anche le lunghe attese negli ambulatori. si dovrebbe fare un corso che permetterebbe anche ai farmacisti lavoratori di poter frequentare, o con dei mini corsi o comunque al massimo di un anno, essendo un corso secondo me non so dovrebbe neanche fare un’esame di ammissione come accade per entrare nella scuola di specializzazione.
Corso di un anno più sei mesi di pratica in uno studio medico per farmacisti con almeno 5 anni di esperienza certificata
Secondo me è giusto che il farmacista abbia il compito di prescrivere per evitare errori e ridurre anche i costi della sanità. Affiancare il medico in ambulatori ospedali cliniche ecc. Suggerisco un anno di approfondimento di studio dopo la laurea per abilitarlo a prescrivere qualsiasi tipo di terapia ( cardiologica, ortopedica,ginecologica…avendo ovviamente una maggiore conoscenza delle varie malattie)
Come alcuni colleghi hanno scritto anche io sarei d’accordo con l’affiancamento negli ambulatori medici. Quello che spesso accade oggi, soprattutto nelle grandi città, è che gli studi medici sono sempre pieni di gente e, la gestione e compilazione molto macchinosa delle ricette, impedisce spesso al medico di poter ascoltare il paziente. Se l’argomento che lui vuole affrontare rientra tra quelli che sarebbero appannaggio del farmacista prescrittore ben venga questa figura! Una cosa su cui vorrei porre l’attenzione e sulla quale mi trovo in forte disaccordo è la prescrizione da parte dei medici di parafarmaci ed integratori, spesso, per quella che è la mia esperienza, esistono prodotti analoghi ma più o meno concentrati che potrebbero fare al caso della persona. Faccio un esempio: si va dal medico per un gonfiore e dopo la visita il medico decide di dare al paziente un integratore tal del tali dell:azienda tal dei quali a base di finocchio; il paziente viene in farmacia e chiede quello specifico prodotto, io ho tantissimo prodotti a base di finocchio sul bancone ma spesso la persona riponendo la sua assoluta fiducia nel medico vuole quello e solo quello. La mia domanda è : per iniziare, non si potrebbe banalmente modificare questo? Non potrebbe essere che il medico dica: signora vada in farmacia e si faccia prescrivere un integratore a base di finocchio(faccio salvi ovviamente particolari casi clinici in cui la scelta va motivata)… Questa semplice regola… Il “principio attivo” d’obbligo pure sugli integratori farebbe risparmiare il cliente spesso costretto a spendere centinaia di euro per prodotti introvabili e a volte “banali” ; e la frase :”se lo faccia prescrivere dal farmacista” indurre be più persone a iniziare ad avere un rapporto più fiducioso.
Sono un farmacista, specializzato in farmacologia clinica e per 3 anni sono stato un farmacista di reparto. Penso che per iniziare ad avere una sicurezza sul farmaco bisogna iniziare a seguire i medici in corsia e studiare le linee guida di utilizzo dei farmaci. Non bastano corsi particolari, ma serve studiare e fare pratica in quanto ci sono tantissimi farmaci, soprattutto nuovi, che necessitano di studi sul loro utilizzo, su come vanno utilizzati e quali siano i pazienti elegibili.
Basta “copiare” il percorso che prevedono per il farmacista prescrittore in Uk, ossia due anni di università ( dopo la laurea in Farmacia), con l’ultimo anno un tirocinio presso un medico di base.