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“Farmacisti, non promuovete l’omeopatia”. Intervista esclusiva a Salvo Di Grazia.

Medico e divulgatore scientifico, dalle colonne del suo blog Medbunker e con i suoi due libri ha passato gli ultimi otto anni a smascherare i ciarlatani della salute. Ecco il pensiero del più famoso debunker italiano sul rapporto tra i farmacisti e l'omeopatia.

“Farmacisti, non promuovete l’omeopatia”. Intervista esclusiva a Salvo Di Grazia.

Farmacisti al Lavoro


Salvo Di Grazia, medico e divulgatore scientifico, fondatore del blog MedBunker e autore di “Salute e Bugie” e “Medicine e Bugie”, ci racconta come vede il rapporto tra farmacisti e omeopatia.

Sono in pochi, nel campo della salute, a non conoscere il nome del dottor Salvo Di Grazia. Medico ginecologo, divulgatore scientifico, nel 2009 fonda Medbunker, blog dal quale inizia a smascherare una serie di ciarlatani della medicina, a partire da Tullio Simoncini- l’uomo che voleva curare il cancro col bicarbonato- per arrivare a Davide Vannoni, quello del metodo Stamina. Nel 2014 esce il suo primo libro, “Salute e Bugie”, seguito nel 2017 da “Medicine e Bugie”, entrambi sottotitolati “Come difendersi da truffe e ciarlatani”. In questi anni si è occupato molto anche di omeopatia, tanto che uno dei suoi post più letti di sempre riguarda proprio il più noto preparato antinfluenzale omeopatico. Da parte nostra, dopo avervi raccontato dell’iniziativa #farmaciesenzaomeopatia, abbiamo voluto conoscere il parere del dottor Di Grazia, che pur avendo espresso in diverse occasioni il suo pensiero sull’omeopatia non si era ancora mai espresso riguardo a chi, l’omeopatia, la vende: i farmacisti. Ecco quindi l’intervista esclusiva, a tutto tondo, di Farmacisti Al Lavoro.

<L’omeopatia è innocua, fintanto che non porta a rimandare trattamenti efficaci>.

Buongiorno Salvo. A tuo parere l’omeopatia è innocua o presenta dei potenziali pericoli per gli utilizzatori? Per definizione, non contenendo principio attivo, non ha nessun effetto collaterale. Il problema sono gli effetti indiretti. Chi, curandosi con l’omeopatia, fa a meno di cure efficaci o trattamenti salvavita rischia grosso, e questo è già successo. Non dimentichiamo poi i casi, seppur rari, di cattiva fabbricazione o contaminazione, che hanno causato anche vittime in tutto il mondo.

Copertina di “Salute e bugie”, il primo libro del dottor Di Grazia.

<Vendere omeopatici rafforza nel pubblico l’idea, errata, del farmacista come commerciante>.

I farmacisti tendono a consigliare molto l’omeopatia, almeno secondo le statistiche da noi realizzate. Ritieni che questo abbia compromesso l’immagine dei farmacisti di fronte alla classe medica? No, non di fronte alla classe medica: non dimentichiamo infatti che anche gli omeopati sono dei medici. Di fronte all’opinione pubblica invece sì, rafforzando l’errata opinione che vede il farmacista come un mero dispensatore di prodotti, quasi un commerciante. Però esistono farmacisti che offrono l’omeopatia solo dietro prescrizione e si rifiutano di consigliarla spontaneamente. Ecco, questi fanno semplicemente un gesto etico e rispettoso del paziente.

<È inevitabile per il farmacista rispettare la prescrizione del medico omeopata, ma quando consiglia omeopatici sta solo vendendo un prodotto, non consigliando un rimedio per la salute>

Il farmacista è deontologicamente tenuto a rispettare le prescrizioni dei medici. Anche volendo seguire il metodo scientifico, come dovrebbe comportarsi di fronte alla prescrizione di un medicinale omeopatico?  Credo sia oggettivamente inevitabile per un farmacista rispettare le prescrizioni e le indicazioni del medico omeopata, come non credo sia eticamente corretto discuterle- tranne evidenti preoccupazioni per la salute del paziente. Diverso il caso di cui si parlava prima, se è il farmacista a consigliare l’omeopatia sta semplicemente vendendo un prodotto, non sta consigliando un rimedio per la salute. Sono cose che si misurano con la propria etica e morale.

<È scusabile il farmacista che consiglia omeopatici perchè gli viene ordinato dal titolare: gli atti eroici servono a poco>.

Molti farmacisti dipendenti sono scettici riguardo all’omeopatia, ma in alcuni casi sono costretti a consigliarla per direttiva dei loro superiori. Ritieni eticamente scusabile il farmacista che consiglia medicinali omeopatici per paura di perdere il posto di lavoro? Lo ritengo scusabile perché gli atti eroici in questo campo portano a poco. Ognuno di noi puo’ prendere le iniziative che vuole rispettando le regole, e capisco anche la posizione di chi non puo’ o non vuole contraddire il datore di lavoro, è comprensibilissima. Il vero problema è quando la promozione di una pratica non scientifica come l’omeopatia è promossa attivamente, consigliata a prescindere, oppure quando il farmacista consiglia il prodotto omeopatico al posto di quello standard.

“Zucchero a 1000 € / Kg”, come viene definito Oscillococcinum su Medbunker.

<La fitoterapia è scienza a pieno titolo. Gli integratori, invece, sono spesso inutili>.

Qual è la tua posizione in merito alla fitoterapia e agli integratori alimentari? La fitoterapia è medicina a pieno titolo- anche se ultimamente qualcuno sta approfittando di questo termine per mettere in commercio integratori inefficaci- ha una lunghissima storia di efficacia e sicurezza e deve essere ovviamente prescritta da persone esperte. Gli integratori, come dice il termine stesso, servono solo in condizioni ben precise: convalescenza, malnutrizioni, fasi particolari della vita ed altro. Nella stragrande maggioranza dei casi non sono indicati. Se una persona sta bene, si alimenta regolarmente non ha nessun motivo per assumere integratori. Quelli che poi promettono risultati eclatanti su varie problematiche- come calvizie, sovrappeso, stanchezza- sono praticamente inutili.

<È giusto che il farmacista trovi un equilibrio tra dovere deontologico e legittimo guadagno>.

Immaginare un modello di farmacia completamente evidence-based è affascinante, ma con il progressivo contenimento della spesa farmaceutica sarebbe probabilmente insostenibile dal punto di vista economico. A questo punto, non è meglio lasciare che le farmacie continuino a vendere medicinali omeopatici e altri prodotti di efficacia dubbia, per non compromettere la distribuzione del farmaco sul territorio? Ovvio. Il farmacista deve fare i conti con la realtà e trovare il giusto equilibrio tra dovere deontologico e legittimo guadagno. La diffusione di false cure, pseudomedicine e prodotti miracolosi non è certo colpa del farmacista, che però diventa un importante anello di congiunzione. La salute è una catena che parte dall’azienda produttrice ed arriva al paziente. Ricercatori, medici e farmacisti sono in mezzo, sono gli anelli di questa catena, se solo uno si spezza, si corrompe o perde solidità, chi ne pagherà le conseguenze sarà il paziente. Se quindi è giusto per il farmacista guadagnare dalla salute, è altrettanto doveroso, da parte sua, rispettare le regole, la deontologia, la morale ed il rispetto per i soggetti più fragili. Non sarà il profumo venduto in farmacia a far perdere la fiducia nei farmacisti, potrebbe esserlo sapere che regolarmente e volontariamente promuove un prodotto inutile invece di quello efficace.

<Promuovere solo prodotti di provata efficacia è un atto di rispetto verso sé stessi, oltre che verso il paziente>.

C’è un appello che vuoi rivolgere ai farmacisti scettici riguardo all’omeopatia, sia titolari che dipendenti?
Più che un appello forse è giusto un richiamo a ciò che abbiamo studiato, a tutto il nostro bagaglio culturale: il metodo scientifico e le evidenze dovrebbero essere il nostro riferimento. Se quindi è comprensibile vendere prodotti come quelli omeopatici che non hanno alcuna base scientifica, non lo è consigliarli, promuoverli o preferirli a quelli di provata efficacia. Non è solo un segno di rispetto per i pazienti ma anche verso noi stessi, quello che fa la differenza tra chi segue la scienza e chi vende stregonerie.

Ringraziamo il dottor Di Grazia per averci concesso l’intervista. Ricordatevi, se non l’avete già fatto, di mettere il like alla pagina Facebook di Farmacisti Al Lavoro, per non perdervi gli ultimi aggiornamenti su questo ed altri argomenti inerenti il lavoro del farmacista.

12 Commenti

  1. vorrei sapere esattamente che il dottor Di Grazia che differenza fa tra “integratori” e “fitoterapia”, chiedo perché il 99,99% degli “integratori” sono a base di erbe .

    rispetto il suo lavoro, ma a forza di voler sbugiardare tutto non si capisce più la differenze tra utile e inutile.

    • Parlo come assiduo lettore del suo blog: di solito quando parla di “integratori” si riferisce soprattutto a preparati multivitaminici, e non agli integratori fitoterapici.

    • Gli integratori alimentari e i fitoterapici sono due cose diverse. Anche dal punto di vista normativo.
      In linea di massima l’integratore alimentare non ha azione curativa di malattie in atto, mentre il fitoterapico usato correttamente la deve possedere, come qualunque farmaco.
      Non è un caso che alcuni promotori della omeopatia tendano a inglobare tutto quanto sotto la unica dizione di “medicina complementare”: lo fanno solo per assimilare l’omeopatico (efficacia = nulla) al fitoterapico.

  2. Dal suo commento possiamo dire che il dottore ha mostrato una scarsa conoscenza dell’omeopatia e avere le idee confuse sugli integratori. L’unica cosa che posso condividere con dr. Di Grazia è la cialtroneria di alcuni colleghi farmacisti.
    È proprio vero che il mondo è bello perché è Avariato

      • Non è tanto la confusione tra integratori ed omeopatici, quanto tra omeopatia e fitoterapia che non sono per niente la stessa cosa, ed alcune ditte omeopatiche(di cui una ben famosa) su questo marciano eccome facendo talvolta coincidere la denominazione.
        Personalmente non ho nulla contro l’omeopatia, anzi ho rispetto per alcuni colleghi che sono informati in materia e per una determinata clientela, ma senza evidenze scientifiche (al di là di studi placebo pubblicati su pubmed) non posso dire di esserne convinto. Riprova è l’ultimo convegno B****n al quale ha presenziato un collega e che in 2 ore non ha sentito una singola parola in merito al meccanismo, diversamente da un altro di una ben nota azienda di integratori sportivi che ha discusso anche la progettazione e la ricerca di ogni singolo componente.
        Se una persona entra e mi chiede un prodotto X a concentrazione Y-CH e poi torna a lamentarsi del mancato effetto quello è un problema suo e del medico che gliel’ha consigliato, non mio come farmacista.
        ll farmacista può consigliare, discutere con chi ha di fronte, ma non imporre la sua opinione. Inutile girarci attorno sul fatto che nel 2017 il farmacista è molto più inquadrato come un venditore che figura sanitaria e se una persona è contenta di investire il proprio denaro in prodotti omeopatici allora buon per lui/lei e per il titolare che ne trae un guadagno.
        Idem per chi decide di affidarsi ad un integratori che di innovativo ed utile hanno ben poco.

        Personalmente sono molto più perplesso da chi mina la credibilità dei colleghi vendendo prodotti senza ricetta medica e facendoci passare tutti per meri mercanti. Quello è un problema e non di certo la vendita di omeopatici in farmacia.

  3. Buongiorno,
    sono un farmacista titolare che non consiglia l’omeopatia e i cosiddetti ” integratori” inutili. Apprezzo pienamente il pensiero del dottor Di Grazia, che stimo e ringrazio per il lavoro di divulgazione che svolge. Vorrei solo aggiungere una considerazione a quanto detto sull’omeopatia : l’unica giustificazione, a mio parere, per consigliarla o prescriverla è quella di evitare l’abuso di farmaci allopatici con conseguenti danni iatrogeni, in pazienti selezionati. Una sorta di placebo alla moda.

  4. Gentile Giuseppe io invece sostengo che la farmacia deve tornare a diventare un luogo dove vige legalità e scienza.
    In Inghilterra se vendono un farmaco senza ricetta alla farmacia tolgono la licenza. Allo stesso tempo gli inglesi però sono riusciti a fondere con serietà “farmaco”+”mercanzia” dando al farmacista il ruolo e il rispetto che merita.
    In Italia (grazie ai titolari di farmacia?) si vendono farmaci senza ricetta con la giustificazione che tanto lo fanno tutti e tutti la fanno franca (e l’Ordine dei Farmacisti cosa fa?).
    Allo stesso tempo la farmacia italiana è diventata una “privilegiata bancarella da mercato” dove si dispensano medicine in modo irrazionale (per non dire illegale) e sostanze prive di utilità medica riconosciuta.
    Mi sorprende quando lei dice: “Personalmente sono molto più perplesso da chi mina la credibilità dei colleghi vendendo prodotti senza ricetta medica e facendoci passare tutti per meri mercanti. Quello è un problema e non di certo la vendita di omeopatici in farmacia.”
    Io invece sono fermamente convinto che entrambi i punti siano fondamentali e che l’omeopatia dovrebbe stare fuori dagli ambienti dove vige la regola del metodo scientifico e il ruolo del farmacista debba staccarsi dall’abominevole brama commerciale che, attualmente, in parte lo caratterizza e vincola.
    saluti

  5. Fatemi capire: “se è il farmacista a consigliare l’omeopatia sta semplicemente vendendo un prodotto, non sta consigliando un rimedio per la salute”. Significa che se invece a prescrivere un rimedio omeopatico è il medico, allora automaticamente il rimedio acquisisce più valore o, peggio, diventa qualcosa di efficace e di scientificamente accettabile?

    • Non è difficile da capire se impari a rileggerti.
      Il farmacista “consiglia” una cosa affidandosi alla sua facoltà medica (e all’interesse di vendere qualcosa), facoltà questa che è nella stessa diluizione omeopatica della cosa che propina, mentre solo il medico può “prescrivere” in modo preciso e definito ciò che è pienamente presente ( sovrasaturamente presente) nella sua facoltà medica.

      E’ come la benedizione se te la infondo io non ha lo stesso valore che se te la infonde il prete.
      Amen

      • D-psicosio, concordo pienamente con te. Continuando con la tua calzante analogia, se ammettessimo però che Dio non esiste (leggi: l’omeopatia è inefficace, antiscientifica, ingannevole, ecc. ecc.), allora la tua benedizione (leggi: del farmacista) e quella del prete (leggi: del medico) varrebbero entrambe zero.

  6. “Vendere omeopatici rafforza nel pubblico l’idea, errata, del farmacista come commerciante”. Giustissimo. Invece vendere pannolini, trucchi, omogeneizzati, profumi, shampoo, caramelle, dentifrici, fazzoletti di carta, giocattoli, bastoncini per le orecchie, saponette, lecca-lecca, orecchini, tinte per capelli, pinzette per sopracciglia, ecc. ecc., che idea rafforza nel pubblico?
    E ancora: battere scontrini, maneggiare denaro, fare tessere fedeltà, appiccicare cartelli con scritto “offerta speciale”, fare sconti, ecc. ecc., che idea rafforza nel pubblico?
    Colleghi, rassegniamoci! Per come è strutturata oggi la farmacia, la professione del farmacista territoriale ha anche una tanto spiccata quanto inevitabile componente da commerciante. Con o senza omeopatia.

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