La Farmacia Ospedaliera non è l’unica alternativa a disposizione dei farmacisti che vorrebbero abbandonare il proprio lavoro in farmacia privata, pur continuando ad esercitare la professione. Poco nota ma sicuramente interessante dal punto di vista del percorso lavorativo- e anche remunerativo, avendo un profilo pari a quello del farmacista ospedaliero– è quella del farmacista impiegato nell’azienda sanitaria, ed in particolare nella cosiddetta Assistenza Farmaceutica Territoriale. Ma di che cosa si occupano esattamente i farmacisti assunti come dirigenti in forza all’azienda sanitaria? Ve lo rivela Farmacisti Al Lavoro in questa esclusiva intervista doppia: dapprima conosceremo il punto di vista del dottor Stefano Palcic, dirigente farmacista referente dell’Assistenza Farmaceutica Territoriale, quindi ascolteremo la dottoressa Sara Sottosanti, giovane collega che sta avviando proprio in questi anni la sua carriera come farmacista nel Servizio Farmaceutico.
L’Assistenza Farmaceutica consta di tre funzioni: la Farmacia, il Servizio Farmaceutico e la Vigilanza sull’Assistenza Farmaceutica.
Buongiorno dottor Palcic. Come è strutturata l’Assistenza Farmaceutica nel vostro territorio? Dal 2016, l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 1 “Triestina” e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Trieste sono confluite in un unico ente il cui nome è “Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste”. La funzione Farmacia è formata dalla struttura complessa di Assistenza Farmaceutica Territoriale e dalla struttura complessa di Farmacia Ospedaliera di Cattinara. Per motivi anche logistici, fisicamente le due strutture risultano tuttora separate. La Farmaceutica Territoriale di Trieste consta di tre strutture semplici: la Farmacia; il Servizio Farmaceutico, che è una struttura posta a servizio del cittadino e dei sanitari in supporto alla direzione sanitaria aziendale, che comprende vari aspetti concernenti il monitoraggio della spesa e dei consumi farmaceutici, per garantirne sostenibilità e appropriatezza nel rispetto dell’Atto Aziendale e della normativa di settore. Interviene anche nella formulazione delle linee guida, allestimento di report sul comportamento prescrittivo, assunzione di iniziative culturali volte a promuovere un’informazione indipendente su argomenti di farmacologia, farmacoepidemiologia e farmacoeconomia; la Vigilanza sull’Erogazione dell’Assistenza Farmaceutica.
Nella nostra ASL ci sono altri quattro farmacisti, di cui tre assunti come strutturati.
Quanti farmacisti sono impiegati complessivamente nella struttura?
Complessivamente siamo in cinque: il sottoscritto, dirigente referente per la Farmaceutica Territoriale, il responsabile della SS Vigilanza sull’Erogazione dell’Assistenza Farmaceutica, il responsabile della SS Servizio Farmaceutico, un dirigente farmacista referente per la SS Farmacia e un farmacista non strutturato.
Qual è stato il suo percorso formativo? Ho iniziato a svolgere questo lavoro nel 2006, prima come specializzando, poi nel 2010 con il ruolo di dirigente farmacista presso l’ex Azienda per i Servizi Sanitari n.1 “Triestina” e infine nel 2016 con le funzioni di dirigente referente per la Farmaceutica Territoriale in staff alla Direzione Sanitaria. Mi sono laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Trieste e specializzato in Farmacia Ospedaliera presso l’Università degli Studi di Padova. Oltre all’iscrizione all’Albo, per accedere a questo tipo di carriera è indispensabile la specializzazione post lauream. Anche la formazione specifica nei diversi ambiti di interesse della Farmacia Ospedaliera costituisce titolo di merito preferenziale per lavorare nelle aziende sanitarie. Nel mio caso specifico, ho frequentato un corso intensivo di formazione residenziale con argomento l’informazione indipendente sui farmaci, organizzato dal Centro per la Valutazione dell’Efficacia dell’Assistenza Sanitaria, con il supporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Non è semplice accedere a questo tipo di professione, perchè ci sono pochi posti.
È difficile seguire un percorso di questo tipo? Accedere a questo tipo di professione non è per niente semplice, sia per il numero limitato di posti annui disponibili presso le scuole di specializzazione, sia perché spesso vengono richiesti un’esperienza e un perfezionamento tali che i giovani laureati difficilmente possiedono, oltre a buone dosi di impegno, volontà e disponibilità a svolgere eventualmente periodi in qualità di borsista o collaboratore. Molto dipende anche dalla regione in cui si sceglie di lavorare, dalla situazione economica del Servizio Sanitario Regionale e dalle disponibilità di posti vacanti delle singole aziende pubbliche. È una professione adatta a persone che hanno voglia di crescere e desiderio di mettersi in gioco. E’ un lavoro molto impegnativo, ma fonte di grandi soddisfazioni, sempre se svolto con lo spirito giusto. E’ necessario aggiornarsi frequentemente, anche tramite corsi di specializzazione mirati ad accrescere le conoscenze di una o più attività della Farmacia Ospedaliera e dei servizi farmaceutici territoriali.
Consiglio ai giovani colleghi di conseguire una specializzazione.
Consiglierebbe ad un giovane farmacista di intraprendere questa strada? Il mio consiglio ai giovani laureati è quello di conseguire una specializzazione e affrontare sempre tutte le sfide senza demoralizzarsi. Arricchire il proprio curriculum focalizzandosi sui principi dell’assistenza sanitaria basata sulle evidenze scientifiche, approfondendone alcuni aspetti. Consiglio anche di controllare sempre i siti delle aziende pubbliche sui quali vengono pubblicati i bandi e le richieste di personale.
Nel quotidiano, mi occupo di monitorare le prescrizioni, effettuare informazione scientifica indipendente ai medici, per garantire l’appropriatezza terapeutica.
In che cosa consiste, nella pratica, il lavoro quotidiano di un dirigente farmacista dell’Assistenza Farmaceutica? La figura del Dirigente farmacista abbraccia diverse discipline, dalla farmacoeconomia, alla legislazione farmaceutica, all’epidemiologia, alla farmacoepidemiologia, alla sperimentazione, alla farmacovigilanza, alla galenica e alla logistica. Attualmente il mio ruolo è centrato sul monitoraggio delle prescrizioni e l’informazione costante e periodica agli operatori sanitari, in modo da implementare un uso sicuro e appropriato dei farmaci e garantire la predisposizione e l’invio di newsletter periodiche/ report/ circolari sull’uso dei medicinali che comprendano le principali novità e allert in tema farmaceutico. Altro aspetto focale è la programmazione di interventi volti al miglioramento della qualità delle prescrizioni al fine di promuovere l’utilizzo di medicinali dall’ottimale rapporto efficacia/ sicurezza. Un aspetto poco conosciuto è quello di fornire un’informazione trasparente ed indipendente rispetto a quella fornita dagli informatori farmaceutici, tramite l’analisi critica della letteratura scientifica e la predisposizione e pubblicazione di bollettini sull’uso corretto dei farmaci. Sono impegnato inoltre come componente di gruppi di lavoro regionali e di commissioni terapeutiche che analizzano i nuovi farmaci introdotti sul mercato, per garantire che vengano utilizzati quelli innovativi e con efficacia o sicurezza superiore alle alternative già disponibili. Mi occupo anche di ricerca come sperimentatore responsabile di alcuni studi osservazionali per valutare aspetti inerenti le terapie farmacologiche. Inoltre seguo, in qualità di correlatore, la stesura di tesi di laurea di futuri farmacisti e medici che studiano presso l’Università di Trieste. Dal 2013 ad oggi sono stato responsabile scientifico e/o relatore/ docente di alcuni corsi organizzati dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi farmaceutici territoriali, dall’Università degli Studi di Trieste e dall’ASUITS stessa.
Com’è il rapporto con i farmacisti territoriali? Il rapporto con i farmacisti impegnati nelle farmacie aperte al pubblico è di piena collaborazione, al fine di ottenere un miglioramento dell’appropriatezza d’uso dei medicinali- per esempio, tramite iniziative volte ad incrementare l’aderenza al trattamento delle patologie croniche.
Ringraziamo il dottor Palcic per il prezioso contributo. Ci rivolgeremo ora alla dottoressa Sara Sottosanti, che ci racconterà qualcosa del suo percorso di crescita ancora in itinere.
Per diventare farmacisti dirigenti, è necessario conseguire la specializzazione in Farmacia Ospedaliera o un titolo equipollente.
Buongiorno Sara. Qual è stato il tuo percorso fino ad oggi, e di che cosa ti occupi? Dopo essermi laureata avevo le idee abbastanza chiare rispetto a quello che avrei voluto fare, così ho iniziato ad interessarmi focalizzando i requisiti richiesti: laurea in farmacia/ CTF e scuola di specializzazione in farmacia ospedaliera o discipline equipollenti. Non è stato per me chiaro da subito quali fossero le discipline definite “equipollenti”: sono quelle normate dal DM del 30/01/1998 che è stato aggiornato nel corso degli anni. Ad oggi la scuola di specializzazione in Farmacia Ospedaliera è considerata equipollente ai fini concorsuali alla scuola di specializzazione in Farmacologia-Tossicologia e Farmacognosia. È più immediato invece reperire informazioni sulla scuola di specializzazione in farmacia ospedaliera, lo si fa accedendo al sito della SIFO nel quale sono indicate le sedi della scuola attualmente attive e i bandi di concorso per l’accesso. Dopo una breve esperienza di circa 4 mesi nella Farmacia Ospedaliera di Gorizia, che ho frequentato come volontaria, ho vinto una borsa di studio all’Assistenza Farmaceutica di Trieste, dove lavoro tuttora. Inizialmente mi occupavo soprattutto di distribuzione diretta di farmaci alle strutture che afferiscono all’azienda e ho collaborato a progetti in team multidisciplinari (progetto pazienti anziani in politerapia: prevenzione delle interazioni farmacologiche e ottimizzazione all’uso del farmaco e distribuzione diretta di farmaci sostitutivi per la dipendenza da oppioidi con presa in carico del paziente da parte del medico di medicina generale); poi ho iniziato a supportare l’attività del Servizio Farmaceutico di governo della spesa sanitaria e monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva. Collaboro alla stesura bimensile di newsletter di interesse farmaceutico rivolte ai sanitari consultabili sul sito aziendale nelle quali si riassumono allert sulla sicurezza/ appropriatezza d’uso dei farmaci e risultati di trial su farmaci di competenza territoriale. Coadiuvo anche l’attività di monitoraggio della spesa farmaceutica sia attraverso il canale della distribuzione convenzionale sia per conto, con l’elaborazione di report che ci consentono di monitorare il consumo dei farmaci e promuovere, laddove necessario, interventi per favorire un uso ottimale dei medicinali.
A che punto sei di questo percorso? Sono iscritta al terzo anno della scuola di specializzazione in farmacologia e tossicologia all’università di Milano, che dura complessivamente 4 anni e rientra tra le scuole di specializzazione definite equipollenti dal DM del 1998.
Attualmente sono una collaboratrice in libera professione. All’occorrenza, esercito anche in farmacie private.
Sei una dipendente o hai una borsa di studio? Come ti mantieni in questo percorso? Attualmente collaboro in regime di libera professione con l’Azienda Sanitaria di Trieste. Questa posizione mi consente di lavorare anche nelle farmacie aperte al pubblico, all’occorrenza, come libero professionista. Per intraprendere questa strada ci vuole una forte motivazione anche perché durante il periodo di formazione non è detto che la retribuzione sia continuativa. Inoltre, purtroppo ad oggi la figura del farmacista specializzando non è equiparata allo specializzando medico, per cui solo in alcune scuole di specializzazione sono previste delle borse di studio.
Ringraziamo anche la dottoressa Sottosanti, alla quale facciamo i nostri migliori auguri per una brillante carriera. Delle criticità del percorso di specializzazione ci siamo occupati in un nostro precedente articolo, che vi invitiamo a leggere qualora foste interessati a questo tipo di scelta. Ricordatevi, se non l’avete già fatto, di mettere il like alla pagina Facebook di Farmacisti Al Lavoro, per non perdervi gli ultimi aggiornamenti sul lavoro del farmacista.
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Buongiorno,
sono un farmacista anche io, impiegato però in un altro ambito che non riguarda le farmacie territoriali e ospedaliere, ma proprio perché è interessante capire a fondo dove può effettivamente arrivare la nostra laurea, vorrei porre un quesito che però dall’articolo non emerge con chiarezza.
“Poco nota ma sicuramente interessante dal punto di vista del percorso lavorativo- e anche remunerativo, avendo un profilo pari a quello del farmacista ospedaliero– è quella del farmacista impiegato nell’azienda sanitaria, ed in particolare nella cosiddetta Assistenza Farmaceutica Territoriale.”
Questo è quello che c’è scritto nell’articolo, MA non è chiaro se è necessaria la specializzazione o meno, considerando che la ragazza che nell’articolo ha questo ruolo, svolge come libero professionista….MA …la specializzazione la sta prendendo comunque.
Dunque per avere un ruolo come dipendente di ruolo effettivo in ospedale in soldoni lo si può fare senza specializzazione? Ci sono in sostanza concorsi che prevedono la semplice laurea per entrare in ospedale a tutti gli effetti? è da chiarire questi punti, perché se ci sono altri ruoli nei quali si può accedere tramite concorso che non necessitano di specializzazione è giusto saperlo. Questo perché le specializzazioni aldilà del test non sono per tutte le tasche e molto spesso con un lavoro part time o comunque con le notti in farmacia non si possono sempre coprire i costi di enpaf, ordine e tasse di specializzazione.
Grazie saluti
Ciao Paolo,
Per avere un ruolo come dirigente serve una specializzazione. Diverso il caso della collega, che in attesa di conseguire tale specializzazione collabora come borsista.
Buongiorno, vi contatto per avere una delucidazione per accedere in ospedale in qualità di farmacista e no in qualità di dirigente farmacista è obbligatorio la scuola di specilazziazione o andrebbe bene la laurea magistrale in farmacia e successivamente l’abilitazione di stato all’ordine dei farmacisti?
Grazie
Ciao Pasquale, a parte gli stage formativi e le borse di studio, per essere inquadrato in un ospedale pubblico è richiesta la specializzazione.
sono salvatore e chiedo per essere strutturato come farmacista collaboratore ospedaliero, e quindi non dirigente, basta solo la laurea in farmacia o essere anche specialista.
Salve, sono Anita e chiedo per essere strutturato come farmacista ospedaliero collaboratore non dirigente, serve comunque la specializzazione?
Buonasera, io volevo capire se si può iniziare la specializzazione in farmacologia e tossicologia se si ha già un lavoro in azienda privata (riducendolo al limite al part time)?