«Nell’omeopatia non c’è nulla che si possa considerare provato dal punto di vista scientifico». Roberto Burioni – medico e docente universitario – è intervenuto ai microfoni dell’emittente radiofonica Rtl, ribadendo il proprio punto di vista su uno dei temi che da molti anni ormai è al centro di discussioni tra gli esperti e anche nel mondo della politica.
E specificando la propria opinione, in particolare, sulle farmacie che si definiscono “omeopatiche”: «Io non ho nulla contro le pozioni d’amore, se uno pensa che esse possano davvero aiutare a far tornare la propria amata, può fare come vuole per quanto mi riguarda. Mi spiace però che un prodotto omeopatico possa essere prescritto da un medico e venduto all’interno di una farmacia».
«I farmacisti – ha proseguito il medico – conosce la chimica. Non può non conoscerla. E se la chimica è qualcosa di vero, essa ci dice che nei preparati omeopatici, a causa delle infinite diluizioni che vengono effettuate nella preparazione, non c’è nulla. Negli Stati Uniti c’è un premio di un milione di dollari che è stato messo a disposizione di chi riesce a distinguere un preparato omeopatico dalla semplice acqua. Ebbene tale riconoscimento è ancora lì. Questi sono dati di fatto oggettivi, incontestabili. Detto ciò, sul perché il farmacista venda prodotti omeopatici, questo credo debba essere chiesto direttamente a loro. Una possibile spiegazione è che, non contenendo nulla, i prodotti omeopatici hanno il vantaggio di non dare neppure effetti collaterali. Per cui il farmacista, al paziente che lamenta un raffreddore (e che dunque guarirà comunque), se consiglia un vasocostrittore o un antistaminico rischierà degli effetti secondari, che chiaramente non ci sono nel caso dei prodotti omeopatici». O ancora, aggiunge Burioni, «magari con il farmaco omeopatico si guadagna un po’ di più, anche se questo non lo posso dire perché non esercito tale professione».
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