Il Sindacato farmacisti non titolari (Conasfa) porta alla luce alcune dinamiche che se fossero confermate costituirebbero un grave atto nei confronti dei farmacisti collaboratori. Secondo quanto riferisce Conasfa «ricorrere all’utilizzo delle ferie/permessi dei farmacisti collaboratori può essere una delle leve, ma riteniamo debba essere concordato tra i “protagonisti interni” in modo equo».
Più nel dettaglio, Conasfa rende noto che «ci viene segnalato che ciò non sempre avviene, suscitando dispiacere e disappunto, soprattutto considerando che nelle passate settimane, quelle più critiche, sembrava che anche una sola ora di assenza fosse apocalittica per l’azienda». Ciò in un contesto dove il farmacista trascorre «settimane passate al banco spesso senza alcun dispositivo di protezione individuale». Ebbene, secondo quanto evidenzia la sigla, «qualcuno, in modo irriverente, si è sentito come quei soldati inviati in Russia con le scarpe di cartone. Ora la richiesta di stringere i denti appare unilaterale e molto precoce nelle tempistiche».
«La speranza di tutti – evidenzia il Conasfa – è di uscire dall’emergenza sanitaria. Tra i primi, noi farmacisti impegnati quotidianamente ad espletare il ruolo di “braccio lungo” del servizio sanitario nazionale, siamo tutti coscienti che il passaggio alla “fase 2” per le aziende e soprattutto per i dipendenti sarà lungo, difficile e tortuoso. Già dopo pochi giorni dal picco epidemico, purtroppo stiamo riscontrando qualche “scricchiolio”. Alla necessità di adeguarsi alle restrizioni impartite dal governo nazionale e spesso da quelle regionali, riscontriamo alcune situazioni/decisioni “discutibili nelle tempistiche”».
Ed infine l’appello lanciato alle «organizzazioni datoriali»: «Sensibilizzare/invitare i propri associati a valutare attentamente queste dinamiche per il bene di tutti, i collaboratori non sono delle semplici pedine da spostare sulla scacchiera».
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