Il Rapporto Aifa sul consumo degli antibiotici nel 2023 evidenzia un quadro allarmante riguardo l’utilizzo di tali farmaci in Italia. I dati mostrano un aumento complessivo del 5,4% rispetto al 2022, con una variazione ancora più elevata (+6,3%) per gli antibiotici dispensati a livello territoriale. L’andamento si pone in controtendenza rispetto al decremento dei consumi osservato negli anni precedenti. L’incremento quantitativo si accompagna a criticità sul piano qualitativo, con un aumento delle prescrizioni di molecole ad ampio spettro, nonostante il maggior rischio di generare resistenze microbiche. L’Italia si colloca ben al di sotto dell’obiettivo del 65% fissato dall’Unione europea per le prescrizioni di antibiotici appartenenti al gruppo “Access”, considerati trattamenti di prima o seconda scelta per le infezioni più frequenti.
Consumi in aumento anche in ambito ospedaliero
Il monitoraggio dei consumi ospedalieri riveste particolare importanza, poiché in tale contesto si registra un aumento delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria causate da germi multiresistenti. Nel 2023, le dosi somministrate ogni 100 giornate di degenza sono state 84, con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Il trend si inserisce nel quadro negativo, con un aumento dei consumi a livello nazionale dell’8,8% nel periodo 2019-2023, in controtendenza rispetto all’obiettivo di riduzione del 5% entro il 2025 indicato dal Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza.
Variabilità regionale nei consumi
Il rapporto evidenzia una forte variabilità regionale nei consumi, con livelli più elevati al Sud rispetto al Nord e al Centro. La disomogeneità può essere interpretata come un indice di inappropriatezza prescrittiva, ma va contestualizzata rispetto ai diversi sistemi sanitari regionali e alle difficoltà di accesso tempestivo alle prestazioni diagnostiche. Anche la variazione stagionale dei consumi, con picchi del 40% nei mesi invernali, fa presupporre un uso improprio degli antibiotici contro sindromi influenzali e parainfluenzali.
Crescita delle resistenze batteriche e impatto economico
Parallelamente all’aumento dei consumi, si osserva una crescita delle resistenze batteriche. L’Escherichia coli, responsabile di forme di diarrea anche sanguinolente, ha visto un incremento della resistenza alle cefalosporine di terza generazione, passando dal 23,8% nel 2021 al 26,7% nel 2023. Anche la Klebsiella pneumoniae, che infetta le vie urinarie con un’elevata mortalità, mostra una resistenza alle cefalosporine di terza generazione in leggera salita, dal 52,7% al 55,2% nel periodo 2018-2023.
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