In un nostro recente editoriale, ci siamo occupati delle dichiarazioni fataliste che Mandelli e D’Ambrosio Lettieri avrebbero inteso a nome dell’intera categoria nei confronti del Ddl Concorrenza, ed in particolare della norma che consentirebbe alle società di capitale di entrare nel controllo delle farmacie. In questo articolo avevamo definito i rappresentanti dei farmacisti collaboratori “possibilisti, benché non entusiasti” del Ddl. Tuttavia, siamo stati contattati dal dottor Francesco Imperadrice, presidente di SINASFA, che ci ha dato un’ampia disponibilità ad esporci il suo pensiero, ed in particolare a spiegarci perchè invece, secondo il principale sindacato dei farmacisti non titolari italiani, dall’avvento del capitale in farmacia deriverebbero solo vantaggi per i farmacisti collaboratori. Vi presentiamo quindi questa intervista esclusiva, che spiega di quali vantaggi si tratti.
Dottor Imperadrice, che cosa pensa come rappresentante del maggior sindacato italiano dei farmacisti non titolari riguardo al Ddl Concorrenza?
Sinasfa ritiene che l’avvento di farmacie come quelle del gruppo WBA potrebbe portare un radicale miglioramento alla situazione occupazionale.
Anche se con enorme ritardo perché le previsioni parlavano del 2015, a breve dovrebbe esserci finalmente anche in Italia l’ingresso delle farmacie del “capitale” che consentirebbe di avere sul territorio sia “farmacie indipendenti” che “farmacie di catena”.
Sinasfa segue con particolare interesse il gruppo Walgreens Boots Alliance ai cui vertici ci sono la collega farmacista dott.ssa Ornella Barra e l’ing. dott. Stefano Pessina perché ritiene che il loro ingresso possa portare un radicale miglioramento sia da un punto di vista occupazionale che della qualità stessa del lavoro svolto in farmacia.
Riteniamo inoltre che questo modello potrebbe alzare lo standard di qualità del sistema farmaceutico italiano, anche in termini di assistenza al cittadino.
Sinasfa ritiene che il modello WBA potrebbe portare al sistema farmaceutico italiano uno standard in qualità e assistenza al cittadino nettamente superiore al modello attuale con conseguente valorizzazione della figura del farmacista, in particolare se, in un prossimo futuro dopo essersi consolidate sul territorio, normative di Stato e Regioni consentissero loro di esportare anche in Italia quei modelli di assistenza al cittadino ormai da anni consolidati in altre nazioni.
Il sistema attuale è un sistema in crisi, nel quotidiano leggiamo di farmacie che falliscono e di almeno un terzo delle farmacie sull’orlo del fallimento, crisi che per quanto ci riguarda non solo sta creando un enorme disoccupazione, ma impedisce anche a Federfarma di rinnovare un contratto siglato l’ultima volta nel 2011 e scaduto a gennaio del 2013, cosa che crea enormi problemi a migliaia di farmacisti collaboratori. Sinasfa vi invita a ragionare con la vostra testa e a non farvi condizionare da interessi di parte, la cosa che a noi interessa è innanzitutto un sistema farmaceutico che offra un adeguato standard professionale alla popolazione e che sia un sistema economicamente solido tale da poter garantire in tutte le farmacie, in tutte le regioni e in tutte le province, lo stesso standard elevato di qualità.
A che cosa si riferisce quando parla di migliorare gli standard di qualità?
Lo standard alto di qualità sarebbe garantito dai mezzi economici a disposizione in tutte le sedi. Anche la formazione sarebbe uguale per tutti in tutte le sedi, e ci sarebbero gli stessi servizi ovunque e non a macchia di leopardo come oggi. Penso ad esempio al MUR e al NMS, che in Inghilterra sono già realtà. La premessa di questo articolo è che ci saranno due modelli, uno di catena e l’altro indipendente. Le farmacie offrono assistenza sanitaria al cittadino ed è giusto che lo facciano nel migliore dei modi. La concorrenza leale farà si che le due tipologie entrino in competizione tra di loro su modelli di qualità e di servizi al cittadino. Ognuno sarà libero di andare dove meglio ritiene di essere assistito, e tutto questo non potrà che favorire sia i cittadini che i dipendenti che chiaramente saranno lo specchio dell’azienda verso i cittadini.
Perché secondo Sinasfa con WBA ci sarebbe un netto miglioramento occupazionale?
Sinasfa come sindacato dei farmacisti non titolari, per i motivi descritti in questo articolo, ritiene che a fronte della previsione entro i prossimi venti anni di 63 mila farmacisti disoccupati con il sistema attuale, la sola possibilità di sbloccare il sistema occupazionale sia quello di avere sul territorio un numero importante di farmacie di catena, farmacie che ci auguriamo, non solo potranno garantire un turnover occupazionale e diritti ai dipendenti, ma anche rispetto tra le parti e perché no un preciso rinnovo del contratto che personalmente mi auguro non sia quello anacronistico, datato ed obsoleto delle farmacie private attualmente in uso. Secondo Sinasfa ci sono almeno cinque criticità che hanno contribuito a saturare il sistema occupazionale in farmacia privata.
Chi va in pensione, nelle farmacie indipendenti spesso continua a lavorare.
1) Chi va in pensione continua a lavorare. Nelle farmacie private c’è un titolare spesso in società con figli o parenti che non va mai in pensione, nel senso che pur andando in pensione resta a lavorare nella sua farmacia occupando di fatto un posto di lavoro a vita.
Se consideriamo che in Italia ci sono circa 19mila farmacie, e che ci risulti quasi trentamila tra titolari e soci, possiamo facilmente comprendere come venga limitato il turnover occupazionale. Nelle farmacie modello WBA, non essendoci titolari che occupano un posto di lavoro a vita, è garantito il turnover occupazionale.
Quando si laurea il figlio di un titolare, spesso si crea un nuovo disoccupato.
2) Quando si laureano figli o parenti di titolari. Come è normale che sia in questo contesto, man mano che si laureano figli o parenti dei titolari spesso si creano nuovi disoccupati. Difficile fare delle stime di quanti posti di lavoro si perderanno in futuro man mano che si laureeranno familiari di titolari. Nelle farmacie modello WBA anche questo problema è inesistente.
3) Eliminazione della norma Balduzzi sul direttore. Nel 2012 il Ministro della salute Balduzzi emanò, su richiesta dei non titolari, una legge che prevedeva che il titolare di farmacia arrivato all’età della pensione Enpaf, all’epoca 65 anni, avrebbe dovuto nominare un direttore per la sua farmacia, e se non aveva collaboratori doveva effettuare un’assunzione. Inutile dire che questo avrebbe creato occupazione e reso più dinamiche e al passo con i tempi le farmacie gestite da titolari molto anziani, purtroppo nel giro di pochi mesi prima l’età pensionabile fu portata a 68 anni e poi nel 2014 la norma è stata abrogata senza che nessuno si preoccupasse che la cancellazione di questa norma avrebbe influito pesantemente sull’occupazione. Da qui una classe di titolari spesso anziana, poco propensa ai cambiamenti e alle innovazioni con conseguenze sull’occupazione. La cancellazione di questa norma, avvenuta con poca lungimiranza, ha impedito di fatto di creare uno spazio occupazionale importante che avrebbe potuto limitare l’attuale crisi occupazionale.
Nelle farmacie WBA non abbiamo notizie di fenomeni come quello dell’abusivismo professionale.
4)Esercizio abusivo della professione. Una delle “piaghe” storiche che crea problemi occupazionali e abbassa lo standard qualitativo delle farmacie in cui si verifica è l’esercizio abusivo della professione. Ogni tanto anche all’interno della categoria si mette in evidenza questo problema, si propongono nuove norme, ma concretamente non si fa nulla perché i controlli sono quasi del tutto inesistenti, almeno in molte regioni italiane. Anche questo come ben sappiamo crea disoccupazione. Che ci risulti, nelle farmacie WBA non esiste questo problema.
Eliminando di fatto l’ereditarietà, le farmacie sarebbero dirette secondo un sistema più meritocratico.
5) Ereditarietà. La legge consente l’ereditarietà della farmacia. La farmacia passa di padre in figlio indipendentemente che il figlio abbia o meno le competenze professionali per gestire una farmacia, basta che sia laureato in farmacia. Non meritocrazia o concorso come avviene praticamente in tutti gli altri contesti. Anche questa norma limita il turnover occupazionale.
Perchè secondo Sinasfa essere occupati nelle farmacie WBA migliorerebbe la qualità della vita professionale?
Il rapporto di sudditanza tra titolare e collaboratore porta spesso a negare i diritti più elementari.
In molte farmacie esiste un rapporto di sudditanza tra il titolare e il collaboratore, che si trasforma spesso nella negazione dei diritti più elementari. Riceviamo molte “denunce” di straordinari non pagati, ferie non concesse, permessi da elemosinare e spesso rifiutati, maternità che mettono in pericolo il posto di lavoro, orari di lavoro allungati e pretesi pur senza concedere straordinari, ferie non concesse, perdita degli scatti di anzianità cambiando farmacia, contratti atipici a volte assurdi, lavoro in nero, stipendi non adeguati da rinnovi precisi del contratto, proposte di lavoro con partita IVA, licenziamento dopo sei mesi in caso di malattia prolungata, assenza di incentivi, assenza di prospettive di carriera, ebbene questi sono solo alcuni dei problemi che abbiamo con l’attuale sistema. Anche per quanto riguarda questi problemi, riteniamo che potrebbero essere superati con le farmacie WBA dove riteniamo che alla base del rapporto di lavoro ci sia rispetto e reciproco riconoscimento dei diritti e dei doveri.
Ci sarebbero dei vantaggi anche dal punto di vista sindacale?
Avere a che fare con un vertice nazionale semplificherebbe le trattative sindacali e aumenterebbe la sindacalizzazione dei farmacisti.
Dal punto di vista sindacale le cose cambierebbero radicalmente: un conto è avere a che fare con un vertice che controlla più sedi farmaceutiche a livello nazionale, un altro è garantire i diritti a colleghi sparsi in diciannovemila farmacie con diciannovemila proprietà diverse. Inoltre, a differenza di oggi i collaboratori non avrebbero paura a sindacalizzarsi, un po’ come avviene nelle farmacie comunali dove la percentuale di sindacalizzazione è maggiore rispetto alle farmacie private.
Non ritiene che ci potrebbero essere degli svantaggi dal punto di vista del welfare, come licenziamenti più facili o possibilità di essere trasferiti a grande distanza senza preavviso?
Meno diritti di oggi è praticamente impossibile. Per quanto riguarda i licenziamenti, questi sono regolati da norme nazionali, con il Jobs Act come riferimento. Per quanto riguarda gli spostamenti, bisogna cercare di andare incontro anche alle esigenze delle aziende, purchè ciò venga fatto con la massima trasparenza e soprattutto senza che ciò si traduca in una forma di mobbing. E ricordiamo che, per trovare lavoro, oggi molti colleghi sono costretti a trasferirsi all’estero.
Ringraziamo il Dottor Imperadrice per averci concesso questa intervista esclusiva. Su Farmacisti Al Lavoro continueremo a seguire la vicenda del Ddl Concorrenza. Ricordatevi, se non l’avete già fatto, di mettere il like alla nostra pagina Facebook di Farmacisti Al Lavoro, per non perdervi questo ed altri aggiornamenti sul lavoro in farmacia.
© Riproduzione riservata
È una voce fuori dal coro che espone un punto di vista da considerare e valutare. Le opposizioni dovrebbero essere motivate almeno altrettanto. Nel frattempo…io rifletto.
Tendenzialmente d’accordo, in ogni caso i titolari sguazzano nei mancati controlli.
Chi di dovere inizi a controllare se i farmaci vengono dispensati con regolare ricetta e se tutti sono farmacisti o meno…
Completamente d’accordo con peri dino. Le leggi ci sono ma non si rispettano in nessuna farmacia….. NESSUNA!!!!
inoltre per quanto riguarda “il sindacalizzarsi” da parte dei dipendenti sappiamo già come andrà a finire, i sindacati saranno ricattati,collusi e nelle mani di persone che vogliono fare carriera come succede oggi con i diritti degli operai…. siamo in italia
Cazzata…..sei un laureato e ben pensante….nn pensare al peggio.pensa.alla.potenzialità
Ciao Marco, sono Francesco Imperadrice collega farmacista e presidente di Sinasfa. Sinasfa è un sindacato di categoria ed è formato da farmacisti che lavorano in farmacia che conoscono bene le problematiche della categoria. Che in Italia con i sindacati sia successo di tutto, è assolutamente innegabile. Personalmente credo che se ti ricattano non esiste solo l’opzione di cedere al ricatto. Vorrei anche che tu riflettessi su quanti “ricatti” più o meno velati subiscono ogni giorno tanti nostri colleghi nel sistema attuale. Ti invito ad iscriverti al sindacato e se hai voglia di metterti in gioco, puoi collaborare attivamente con noi e verificare di persona le dinamiche interne a Sinasfa. Grazie
D’accordo su tutto.Parole Sante! Musica per i miei orecchi di disoccupato da 7 mesi!!
Cambia lavoro
Direi di non illuderci . . .sembrerebbe che Babbo Natale non esista e questi signori non sono certamente disinteressati . . .da come è fatto l articolo sembrerebbero dei benefattori . . . E poi non ho capito la questione della editarieta’! I signori proprietari delle società di capitali lasceranno in eredità ai propri figli le quote societarie o le rimettiamo a concorso prima o poi? Possibile non capiate che questo ddl crea un danno per tutta la categoria; dal titolare al collaboratore , che in questo modo non diventerà mai titolare o se riuscirà a diventarlo dovrà chiudere dopo poco? Ma in che mondo vivete?
La.società di capitali è un’ altra cosa, chi investe ha tutti gli interessi ad avere persone valide che fanno.fruttare la propria attività
Concordo appieno con Vale. Ma aggiungo che molti titolari di farmacia aspettano da tempo questo ddl per poter lasciare la propria farmacia a figli che non si sono mai laureati. Per possedere una farmacia infatti non sarà necessario essere laureati, basterà formare una società e assumere un direttore laureato. Almeno prima un piccolo sforzo i figli dovevano farlo!
Ciao Vale, nessuna attività dove si investono soldi è disinteressata, questo vale per l’investimento di un singolo collega che compra una farmacia e per i capitali che investono in uno Stato. Se ci fosse “disinteresse” riguardo la parte economica si rischierebbe il fallimento, e questo danneggerebbe sia il proprietario che il dipendente. Sull’ereditarietà, il discorso mi sembra chiaro, oggi la legge consente al titolare di cedere la farmacia ad un parente laureato in farmacia, quindi la farmacia non va a concorso ma passa di padre in figlio. Se un azienda di capitale, ha x farmacie, nel momento in cui decide di venderle, altri soggetti sostituiranno il proprietario. Sulla tua titolarità sei in errore, il ddl non mette in pericolo la tua aspirazione di diventare titolare perchè al concorso per sedi farmaceutiche puoi accedere tu che sei farmacista e non “il capitale” . Le sedi continueranno ad essere assegnate allo stesso modo e ti auguro che tu possa diventare titolare di una “Farmacia Indipendente”. Il successo di un azienda che si tratti anche di una “piccola” farmacia è conseguenza dalla qualità dalla professionalità e delle idee … e credo che nessuna legge potrà mai stravolgere questi principi.
Prova ne sia il fatto che anche laddove esistono le catene continuano e continueranno ad esistere le farmacie indipendenti. L’auspicio di Farmacisti Al Lavoro è che, spinte dalla necessità di mantenere la loro quota di mercato, le farmacie indipendenti si orienteranno verso una cultura dell’eccellenza e non, come capita oggi in alcune realtà, alla cultura della mera sopravvivenza.
Direttore sono assolutamente d’accordo con Lei. Aggiungo che la concorrenza tra i due sistemi potrebbe anche far nascere un CCNL completamente diverso per le farmacie del “capitale”. Non avrebbe troppo senso applicare un contratto che non contiene praticamente nulla in un nuovo sistema che come detto nell’articolo ha potenzialità enormi e secondo noi potrebbe davvero valorizzare la figura del farmacista. Nulla è scontato ma credo che sarebbe importante lavorare per costruire insieme un futuro migliore possibile… o quanto meno provarci.
Caro dr Imperadrice concordo con lei in parte, mi consenta “molto poco” in parte.. Mi può spiegare perché un socio di capitale potrebbe lasciare in eredità la quota di farmacia se non tutta ad un figlio non laureato e la cosa le scivoli addosso senza alcun fastidio e poi si lede quando lo fa un collega che ha acquistato, estinto un debito e dopo 20 anni di sacrifici a combattere con onèri, fatture, banche, asp e chi più ne può più ne metta non potrebbe lasciarla ad un COLLEGA (regolarmente laureato ed abilitato) facente parte al nucleo familiare nonché parte attiva dei sacrifici appena citati. Se lei comprasse una casa con tanto di mutuo vorrebbe istituirne un bando di concorso “titoli ed esami”?
Sognare non costa nulla,ma credere a quello che dice quel signore e’ da pazzi scatenati. La Gdo e esserebenessere insegnano
Marianna se ti riferisci a me sono un collega farmacista. Non mi riferivo né alla GDO né a essere benessere anche se per correttezza devo dire che ci sono stati casi di colleghi che venivano da esperienze nelle farmacie private che nella GDO si sono trovati meglio. Saranno sicuramente eccezioni. Io comunque mi riferisco ad un sistema che nulla a che vedere con i riferimenti che fai, un sistema basato fondamentalmente sui servizi e sulla qualità. Tanto per farti un esempio un modello sulla falsariga delle farmacie inglesi. Il problema non è sognare, ma lavorare affinché i “sogni” diventino realtà, e se questo non è possibile quantomeno migliorare la realtà attuale.
Sembra che venga ignorato un fatto semplicissimo: che da sempre la professione del farmacista è finanziata dal commercio dei farmaci. In farmacia la cultura si regala e lo si può fare solo vendendo prodotti. Sarebbe bello il contrario ma non è così. Le campagne su stili di vita più sani, i gruppi antifumo, i turni di notte ecc li finanzia vendendo creme anticellulite. Questa è la realtà qui da noi. Poi: se un ragazzo si laurea ( anche se figlio d’ arte ) e comincia a lavorare e un altro a causa di questo lo perde ( PURTROPPO ) il saldo è uguale a zero. O no? Bisognerebbe poi affrontare il discorso dell’ occupazione ma è troppo importante per questa sede.
Complimenti per lo sforzo pubblicitario !!!
Grazie per i complimenti Riccardo, ma purtroppo non abbiamo ricevuto alcun tipo di compenso per questa intervista, nè per nessun altro articolo pubblicato su Farmacisti Al Lavoro.
Da farmacista collaboratore quale sono, anch’io direi di non illuderci o, meglio, di non essere troppo ingenui. L’ obiettivo delle società di capitali è, per definizione, quello di fare utili, di essere unicamente orientate al profitto. Come Zio Paperone, hanno gli occhi a forma di dollaro (o di euro, se preferite).
Vorrei spendere due parole in merito al presunto “netto miglioramento occupazionale”. E’ molto probabilmente vero che nelle farmacie di proprietà delle società di capitali l’abusivismo professionale sarà pressoché inesistente ma, poiché in genere le grandi aziende vedono i dipendenti più come dei costi che come delle risorse, si assisterà ad una sorta di “demansionamento” del farmacista. In pratica, per avere il minor quantitativo possibile di personale, i farmacisti saranno chiamati anche a fare i magazzinieri. Inoltre è noto che le grandi aziende, alle prime avvisaglie di difficoltà, la primissima cosa che fanno è licenziare i dipendenti che, come detto, sono visti come zavorre di cui liberarsi. La cronaca degli ultimi anni è purtroppo tristemente strapiena di questi eventi. Difficile (o ingenuo) credere che solo perché si tratta di farmacie questo non possa avvenire. Voglio solo sperare che, per tentare di mantenere il suo posto di lavoro, il farmacista delle grandi catene non sia costretto a rinunciare ancor di più alla sua professionalità (leggi: a far di tutto pur di vendere qualcosa), ancor di più di quanto non faccia già oggi.
Il modello inglese in un certo senso è il modello verso il quale si punta.
Personalmente non mi pare che tale modello preveda che il farmacista faccia il magazziniere (come invece a volte avviene in Italia) anzi mi pare di capire che in Inghilterra il farmacista non fa nemmeno il commesso come spesso avviene in Italia.
Quanto agli occhi dei titolari attuali secondo me hanno la stessa forma del dollaro o dell’euro con in più l’arroganza di sapersi parte di una casta.
Complimenti per l’articolo, a chi non crede alla realtà della grande distribuzione in Italia,posso garantirgli che non è un sogno, ma esistono.
Meritocrazia, sacrificio, impegno, voglia di crescere professionalmente, oltre che un gruppo che ti segue e ti sostiene sono fattori che compogono queste realtà. Parole che ho letto nelle risposte: è un sogno, non credete, è solo pubblicità, sindacati collusi……prima di esprimere giudizi affrettati consiglierei di non farsi trasportare dalla rabbia,ma di ascoltare e soprattutto di rimboccarsi le maniche.
Grazie per gli auguri. Cabas e Imperadrice , mi avete chiarito il vostro pensiero che continuo a non condividere. . . Grazie anche a Giuseppe per i paternalismi e i consigli. La libertà di esercitare la libera professione forse è un utopia per chi non ha tanti dindini. Pensate che chi vince un concorso abbia sempre soldi da investire ?
O che le banche gli facciano facilmente credito? Pensate che al di là della professionalita ci siano altre armi contro chi può acquistare i prodotti a prezzi stracciati e rivenderli a prezzi altrettanto bassi? Mi rispondereste che è la legge del mercato. . .e come mai allora ai titolari di Parafarmacia non è stata data la possibilità di vendere tutti i farmaci non convenzionati ? Io forse potrei aver capito il perché : è stata barattato il mantenimento della ereditarietà delle farmacie con l’ ingresso alle società di capitali . Per i farmacisti titolari di Farmacia non mi sembra un grande affare! Sicuramente la libertà di pensiero la manterremo , nessuna legge ce la toglierà mai. E per ora abbiamo ancora il diritto di voto è sino ad allora la speranza c’è.
Metto il link di un articolo di Fabrizio Gianfrate sul ddl concorrenza. Sembra proprio che non la pensi come il dott. Imperadrice.
http://www.ilfarmacistaonline.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=52508