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Mnlf su numero programmato: «Prima si crei lavoro, poi ne discutiamo»

Il Movimento nazionale liberi farmacisti palesa la propria posizione in merito al numero programmato alle facoltà di farmacia e ctf.

Mnlf su numero programmato: «Prima si crei lavoro, poi ne discutiamo»

Farmacisti al Lavoro

Lo scorso ottobre il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf) aveva definito il numero chiuso a farmacia e ctf «ingiusto ed obsoleto». La sigla in rappresentanza dei farmacisti non titolari di farmacia aveva evidenziato in proposito che «la richiesta di regolare attraverso un numero chiuso l’accesso al corso di laurea in farmacia è immotivata e strumentale a mantenere invariato l’attuale assetto legislativo». Inoltre che tale pratica «risulta avere anche dei connotati classisti, perché è del tutto evidente che tra coloro che rimarrebbero fuori, ma con maggiori disponibilità economiche potrebbe scegliere di iscriversi ad altra università europea».

Ebbene, a distanza di poco meno di due mesi, il Movimento torna a far sentire la propria voce sul tema. Ciò evidenziando che «qualsiasi forma, anche transitoria che in Italia significa definitiva, finalizzata a porre dei limiti all’accesso alla facoltà di farmacia è funzionale solo ed unicamente ad un interesse lontano anni luce da quello degli studenti», ponendo l’attenzione sul termine «meritocrazia». Secondo la sigla infatti è «utilizzato come “foglia di fico” per tutelare privilegi e il cosiddetto “fabbisogno” per le professioni sanitarie è un meccanismo ambiguo che negli ultimi anni ha fallito clamorosamente nelle previsioni».

In aggiunta a ciò, il Mnlf ricorda «una proposta già avanzata da tempo», ovvero «legare il convenzionamento delle case di cura e di riposo con l’inserimento obbligatorio nel proprio organigramma di un farmacista che si occupi da dentro la struttura della gestione dei farmaci. Compito per cui la stessa università italiana lo ha formato». Secondo la sigla l’iniziativa, se applicata, «porterebbe migliaia di nuovi posti di lavoro e risparmio per le stesse strutture».

Un ulteriore «”sacca” di lavoro» è relativa alle «pieghe dell’attuale legislazione sulla dispensazione dei farmaci», ovvero «quella che vieta ai farmacisti che operano in esercizi diversi delle farmacie di cedere tutti i farmaci per cui hanno studiato». Secondo la sigla «questo Paese, che è agli ultimi posti per numero di laureati nell’Ue, non si può più permettere di giocare con il futuro dei giovani e deve investire su di loro, ostacolare la loro crescita significa bloccare quella dell’Italia».

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