«La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica». Apre con una citazione di Ignazio Silone, scrittore, drammaturgo e politico italiano, il documento “Manifesto per la libertà professionale del farmacista”, voluto e redatto dal Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf). Ne dà notizia la sigla stessa, la quale in occasione del lancio dell’iniziativa puntualizza che «tale strumento rappresenterà la base teorica per l’azione di riforma del sistema di distribuzione del farmaco e della professione di farmacista per il 2020».
«Mentre vengono diffusi dati sul sistema farmacia Italia – evidenzia il Mnlf -, contenenti ancora elementi fuorvianti e di mistificazione come quello più eclatante sul numero complessivo delle farmacie, comprensivo anche di 528 tra armadi farmaceutici e succursali, il Mnlf ribadisce la necessità di riformare l’intero sistema che non risponde alle reali necessità dei cittadini, ma a esigenze di tutela di un privilegio». Ciò alla luce del fatto che «i farmacisti che non hanno voce subiscono questo privilegio e vivono una situazione di forte preoccupazione. Proprio in questi giorni ricorrono sette anni dalla scadenza del contratto, sette anni i cui i dipendenti hanno visto perdere in maniera grave il loro potere d’acquisto. I cittadini debbono sapere quando si recano in farmacia che dietro la gentilezza e la disponibilità del farmacista collaboratore si cela un grande sforzo per continuare a fornire un servizio di qualità e professionalità, mentre questa non è riconosciuta innanzitutto in termini economici».
Dunque, la pubblicazione delle linee guida racchiuse in dieci punti, che riguardano la vita etica, professionale e gestionale del farmacista. Tra questi, «nessun obbligo commerciale può essere imposto nelle scelte professionali del farmacista quando queste sono legate al mantenimento e alla cura della salute della persona», «ovunque venga dispensato un farmaco in strutture pubbliche o private l’atto deve essere eseguito, controllato e sorvegliato da un farmacista», ed infine «nessun datore di lavoro ha il diritto d’imporre comportamenti illeciti ai propri dipendenti, tantomeno favorire la consegna di farmaci senza la dovuta presentazione della ricetta medica». Si tratta di argomenti importanti, per i quali si rimanda ad una lettura integrale del documento allegato in calce a questo articolo.
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