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Welfare e salute, gli italiani si fidano (ancora) del farmacista

Secondo il 52° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, pubblicato dal Censis, la figura del farmacista resta tra i canali informativi privilegiati in tema di salute.

Welfare e salute, gli italiani si fidano (ancora) del farmacista

Farmacisti al Lavoro

Il farmacista, insieme al medico generale e allo specialista, rimane tra le figure a cui gli italiani si affidano per avere risposte, informazioni e consigli in merito alla propria salute. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto del Censis “Rapporto sulla situazione sociale del Paese”, giunto alla 52esima edizione. Dati che vedono il farmacista al 32,2%, dopo il medico di medicina generale, 53,5%, ma prima del medico specialista, al 17,7%. Risultato ancor più significativo se si considera anche la crescita del web che si attesta ormai al 28%, ovvero di quelle persone che si fidano e si affidano ad una semplice ricerca sui motori di ricerca per trovare cure, sintomi e patologie. Una specie di “salute fai da te”. Dunque, l’autorità del farmacista, che resta tra i principali canali informativi a cui si rivolge il pubblico, non è di fatto in discussione, né la sua competenza messa in dubbio. Non si tratta di una considerazione da poco alla luce del fatto che ben il 73,4% degli italiani è convinto sia possibile curarsi da solo in caso di piccoli disturbi che possono compromettere la funzionalità e la qualità della loro vita, il 9,3% in più rispetto al 2007.

Sempre in tema di autoregolazione della salute la quasi totalità degli italiani ricorre a farmaci da automedicazione, vale a dire ai medicinali senza obbligo di ricetta acquistabili liberamente in farmacia. Sono 17,6 milioni le persone che l’ultima volta che hanno avuto un piccolo disturbo hanno preso un farmaco da banco e hanno potuto così continuare a svolgere le attività che altrimenti avrebbero dovuto abbandonare. Del resto, il 56,5% degli italiani ritiene che sia possibile curarsi autonomamente perché ognuno conosce meglio di chiunque altro i propri acciacchi, mentre il 16,9% crede invece che sia il modo più rapido. Per quanto riguarda invece l’accesso alla salute e le differenze territoriali, più della metà degli italiani, il 54,7%, pensa che nel nostro Paese le persone non abbiano le stesse opportunità di diagnosi e cure. Ne è convinto il 58,3% dei residenti al Nord-Est, il 53,9% al Sud, il 54,1% al Centro e il 53,3% al Nord-Ovest. La sensazione di disuguaglianza rafforza purtroppo la convinzione di essere soli di fronte alla sanità.

Nota negativa, lo scarso orientamento nell’accesso al welfare: non basta aumentare il numero e la tipologia di servizi, se poi non si creano le condizioni affinché le persone li utilizzino realmente. E infatti il 52,7% degli italiani non sa a chi rivolgersi in caso di un problema di welfare. E se da un lato la migliora risposta al disagio resta la creazione di nuovi posti di lavoro, le pensioni oggi continuano ad essere fondamentali per ridurre il rischio di povertà. In oltre 16 milioni la percepiscono, e per il 63,3% delle famiglie i trasferimenti pensionistici sono pari ad oltre tre quarti del proprio reddito.

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