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Numero chiuso a Farmacia e Ctf, Mnlf: «Ingiusto ed obsoleto»

Il Movimento nazionale liberi farmacisti ritiene «ingiusto ed obsoleto» il mantenimento del numero chiuso nelle facoltà di Farmacie e Ctf.

Numero chiuso a Farmacia e Ctf, Mnlf: «Ingiusto ed obsoleto»

Farmacisti al Lavoro

«La richiesta di regolare attraverso un numero chiuso l’accesso al corso di laurea in farmacia è immotivata e strumentale a mantenere invariato l’attuale assetto legislativo». Inoltre, tale pratica «risulta avere anche dei connotati classisti, perché è del tutto evidente che tra coloro che rimarrebbero fuori, ma con maggiori disponibilità economiche potrebbe scegliere di iscriversi ad altra università europea». È quanto evidenzia il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), in merito alla possibilità di variare il numero chiuso nelle facoltà di farmacia in Italia utilizzando un modello alla francese. Nello specifico, la riforma del governo Macron, intende favorire un sistema di sbarramento graduale da applicare nel corso degli anni, provocando una fuoriuscita dal corso di studio nel momento in cui non si riesca a superare esami di sbarramento posti alla fine degli anni accademici.

Iniziativa che sebbene in Francia abbia favorito numerose polemiche, secondo quanto riferito dal Mnlf, sembrerebbe essere entrata nelle simpatie di alcuni rappresentanti della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi). In proposito, la sigla si dice totalmente contraria al modello «perché questo comporterebbe un costo enorme per le famiglie per supportare lo studio dei propri figli, una grave frustrazione per i giovani che avranno perso uno o due anni della loro vita nel tentativo, fallito, di proseguire negli studi per prendere la laurea da loro desiderata, uno spreco di soldi pubblici per fare studiare inutilmente migliaia di giovani».

Inoltre, sottolinea il Mnlf, «la verità è che durante il primo anno è impossibile individuare quelli che saranno i laureati migliori rispetto a quelli che non si potranno laureare perché scartati. Di certo questa modalità di selezione è – come sperimentato per decenni in Francia –, oltre che inaffidabile, enormemente costosa, non solo in termini economici, per chi alla fine del primo anno non riuscirà a superare il blocco del numero contingentato di posti». Facendo riferimento anche ad un «meccanismo “ambiguo”», riferito al «”fabbisogno” dei laureati in ogni singola disciplina sanitaria». In proposito, il Movimento nazionale liberi farmacisti rende noto che «il candidato a proseguire gli studi accede liberamente al primo anno, se consegue il numero di crediti sufficienti, accede al test, e se lo supera non è detto che possa proseguire gli studi perché i posti a concorso saranno stabiliti si in base alla disponibilità di ogni singolo ateneo, ma anche rispetto al fabbisogno di laureati a livello nazionale. Fabbisogno, che come più volte affermato è basato su un modello europeo che prevede tra i rilevatori anche gli Ordini professionali all’interno della decisione formulata dalla Conferenza Stato-Regioni. Più volte abbiamo chiesto alla Fofi quale sia il ruolo svolto in queste rilevazioni, più volte, come per altri quesiti, non ci è stata data risposta».

Sempre in merito al numero chiuso, nel febbraio del 2017, Farmacisti al Lavoro aveva risposto ad alcuni quesiti (disponibili aprendo questo link) confrontando i dati italiani con i dati dei colleghi greci, portoghesi, francesi, tedeschi e inglesi. Tra questi, «I farmacisti italiani sono i meno pagati d’Europa: è vera questa affermazione?», «È vero che siamo troppi rispetto alle farmacie?», ed infine «Che cosa succederebbe aumentando il numero di farmacie?».

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