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Tre farmacisti su quattro: «No a maggiore flessibilità». Il sondaggio del Mnlf

Il 75 percento dei farmacisti dice no ad una maggiore flessibilità sul posto di lavoro. I risultati di un’analisi del Mnlf.

Tre farmacisti su quattro: «No a maggiore flessibilità». Il sondaggio del Mnlf

Farmacisti al Lavoro

Maggiore flessibilità durante sull’attività lavorativa non piace ai farmacisti. Lo dice un sondaggio del Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), organizzazione privata in rappresentanza di professionisti con lo scopo di promuovere iniziative in favore dei farmacisti non titolari di farmacia. Lo scorso ottobre il Mnlf ha lanciato un’indagine sulle proprie pagine social con lo scopo di definire se la maggiore flessibilità oraria auspicata dalla controparte nell’ambito delle trattative del rinnovo contrattuale trovasse favore tra i farmacisti collaboratori. Nella stessa occasione, lo stesso Mnlf ha chiesto se i dipendenti fossero stati disponibili ad eventuali proteste in vista di un mancato ascolto.

A distanza di una settimana dall’apertura del sondaggio, il Mnlf ha pubblicato i risultati ottenuti grazie alla partecipazione di diverse centinaia di farmacisti. Ciò mostrando che «il 75% di coloro che si sono espressi – ha evidenziato il Mnlf – ha detto no a qualsiasi forma di maggiore flessibilità». Fabio Romiti, vicepresidente del Mnlf, ha riferito che tale sondaggio – sebbene non sia rappresentativo della totalità dei farmacisti italiani – «è comunque da considerare come indicativo dell’umore che si cela dietro il bancone della farmacia italiana. Molta insoddisfazione, troppa frustrazione».

Non è la prima volta che il Movimento nazionale liberi farmacisti si occupa di temi cari ai farmacisti collaboratori. Tra le ultime iniziative in sostegno dei professionisti, la presa di posizione sul numero chiuso alle facoltà di farmacia in Italia, ritenuto dallo stesso Mnlf «ingiusto ed obsoleto». In più, la sigla aveva reso noto che «la richiesta di regolare attraverso un numero chiuso l’accesso al corso di laurea in farmacia è immotivata e strumentale a mantenere invariato l’attuale assetto legislativo». Tale pratica, secondo il Mnlf, «risulta avere anche dei connotati classisti, perché è del tutto evidente che tra coloro che rimarrebbero fuori, ma con maggiori disponibilità economiche potrebbe scegliere di iscriversi ad altra università europea».

1 commento

  1. un insegnante di Scuola Media Inferiore percepisce almeno ,e al primo impiego ,30 euro netti l’ ora , usufruisce di effettivi tre mesi di vacanza , di 500 euro di bonus per l’ aggiornamento che ,quindi, non solo è gratis ma viene di fatto viene retribuito e di altri benefici in quanto dipendente statale(costia a cui tutti contribuiamo ) . Eppure sia gli insegnanti di Scuola Media Inferiore sia i farmacisti detengono lo stesso titolo di studio : una Laurea Magistrale … e tutti e due in realtà vicariano lo Stato . Non credo che svalutare il lavoro del farmacista collaboratore , sia nella retribuzione,sia attraverso un contratto inadeguato possa essere di utilità all ‘ intera categoria , essendo appunto essa stessa una sola . Lo svilimento del collaboratore , oltre a creare confusione presso il paziente , si riflette su tutti i farmacisti e ne riduce la dignità . Cambiare il tipo di contratto e forse richiedere allo Stato un supporto fiscale, tale da poter retribuire con uno stipendio adeguato il collaboratore potrebbe incominciare a riappacificare i due fronti della categoria e rafforzare tutti in vista delle sfide future : chi ha scatenato la lotta interna non l’ ha fatto certo per amore nostro

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