Il farmacista è retribuito sul valore della merce che vende. Ma ci sono altre tre ragioni che lo rendono più simile ad un commesso che ad un professionista sanitario.
<Il farmacista ormai è soltanto un commesso>. Fra tanti luoghi comuni che si sentono in giro, questo è sicuramente il meno apprezzato dalla nostra categoria, che vorrebbe ricevere un maggior riconoscimento del proprio ruolo sanitario. Tuttavia è innegabile che, dal punto di vista remunerativo, il farmacista abbia più affinità con i negozianti che con i medici e gli infermieri. Infatti, a differenza dei medici e degli altri operatori sanitari, che vengono retribuiti per la prestazione svolta, il farmacista è retribuito solo indirettamente, in base al valore della merce venduta. Ipotizzare un sistema dove il farmacista è rimborsato a prestazione è sicuramente possibile, anzi va dato merito a Federfarma di aver fatto qualche timido tentativo in questa direzione. Tuttavia, il metodo remunerativo è soltanto uno dei quattro fattori che- a nostro parere- allontanano il farmacista dal suo ruolo di professionista sanitario e lo avvicinano a un commerciante. In questo approfondimento definiremo quali siano gli altri tre, ma soprattutto diremo che cosa, secondo noi, possono fare i farmacisti- come categoria- per porvi rimedio e riguadagnare il ruolo che ad essi spetta nella società e nel SSN.
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